Musicista, pittore o artista multimediale? Impossibile trovare una definizione, perché ognuno di questi ruoli gli appartiene. Ruoli che in realtà si intersecano, comunicano e si influenzano attraverso un continuo processo di osmosi, alimentato dall’immaginazione e dall’introspezione. Ruoli che compongono il multicromatico mandala di Rino Capitanata, tra i più importanti compositori italiani di sonorità meditative. Il polistrumentista (tastiere, organo, percussioni) esprime profonde emozioni interiori avvalendosi di movimenti circolari e lineari impressi su tela, ma anche traslati nelle note di un pentagramma. I suoi quadri, pur avendo uno stile personale, ricordano l’idealismo immaginifico di Folon e le forme surreali di Magritte. La sua musica, che si addentra nei territori chill-out, ambient ed etno-world, ha la capacità di infondere benessere e di annullare pensieri negativi, portando in superficie sensazioni positive, che pian piano si diffondono nel corpo e nell’anima.
Doors of Universe − in cui troviamo riferimenti a Gautama Siddharta e alle costellazioni di Sirio e Vega, simboli dell’interrelazione fra ogni creatura e lo spazio infinito del cosmo − e Colors of Crystals (allegato al libro Guarire con i Cristalli, edito dalla Macropost) ideato appositamente per sedute di cristalloterapia sono solo due delle tante produzioni di elevato spessore realizzate dal nostro. L’arte ha sempre nutrito la sua vita, come se fin da bambino avesse già scelto la sua vocazione. “Sin da quando avevo 10 anni − racconta − ho usato la musica sia come forma di espressione intima, sia per comunicare con mondi lontanissimi. Poi, negli anni Ottanta, a via Margutta, avevo creato un luogo di ritrovo e dialogo presso la galleria Il Saggiatore. In occasione delle inaugurazioni delle mie mostre di pittura descrivevo e ampliavo attraverso la musica la simbologia emotiva del quadro, trasmettendo ulteriori sensazioni. In quel periodo, accompagnavo con il linguaggio dei suoni reading di poesia. Ho sempre pensato che la musica sia un codice che non comunica passando per un percorso mentale, bensì arriva direttamente dentro di noi. È un’espressione universale che si accoglie o si respinge, ma se si accoglie è perché emoziona, quindi conduce a un tipo di trasformazione dell’essere, a un benessere psicofisico, aiutando talvolta a eliminare eventuali blocchi, facilitando in certi casi anche la guarigione”.
Secondo la sua visione, la musica è terapeutica. È in grado di influenzare le vibrazioni energetiche che ogni essere ha in sé. Se dunque usata in maniera sensibile e consapevole, può modificare gli stati d’animo dell’ascoltatore. Si inseriscono in questa prospettiva alcuni lavori da lui firmati in collaborazione con Giorgio Cerquetti, sviluppati considerando le potenzialità del pensiero positivo e dei mantra.
Tuttavia, il mondo dei suoni che lui crea così brillantemente non potrebbe essere forgiato senza l’intensità di quei momenti incantati intrisi solo di pace e quiete.
“La materia prima per creare musica è il silenzio. Le note sono lo scalpello e la forma è il silenzio tra una nota e l’altra. Il segreto è unire in un modo armonioso i vari linguaggi musicali tenendo sempre presente la forma, ovvero la modulazione del silenzio tra una nota e l’altra. È in questo spazio che si crea quell’alchimia e quel pathos che fanno la differenza. È come nella pausa di una poesia, un intervallo in cui si contempla il senso”.
La vita, come l’arte, elementi dello stesso flusso esistenziale, costituiscono per Capitanata un’unità, una sorta di cerchio vitale costituito dallo yin e dallo yang, dai suoni e dal silenzio, in cui convivono le diverse espressioni culturali dei popoli della Terra. Le sue composizioni, tutte strumentali, non si possono rinchiudere in sterili, stereotipate e rigide definizioni, poiché abbracciano indistintamente i canti tibetani, l’elettronica europea, i ritmi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e la rassicurante melodia italiana. Il tappeto sonoro va oltre frontiere mentali e geografiche, comunicando senza considerare inutili steccati musicali, ormai sempre più anacronistici in un villaggio globale.
“Le categorie servono a mio avviso a ben poco se non arrivi al cuore dell’ascoltatore. In questi ultimi anni, c’è sempre più bisogno di colori, sonorità e ritmi diversi. La musica è diventata globale inserendo tutti i cromatismi del pianeta: un processo di fusione inevitabile, poiché solo da questa mescolanza può nascere un nuovo mondo e un nuovo modo di Essere”.
In una società sempre più globalizzata, anche internet e le ultime tecnologie digitali contribuiscono ad annullare confini, mettendo in comunicazione simultaneamente persone sparse nei quattro angoli del mondo. Una fitta connessione che ha cambiato il modo di pensare di molti individui (non di tutti, purtroppo) in direzione di un dialogo sempre più interculturale e interreligioso, mutando al contempo il modo di mettere in circolazione la musica. Lo stesso Capitanata sottolinea questo aspetto, ricordando come portali internazionali abbiamo permesso agli artisti di farsi conoscere anche nei luoghi più sperduti del pianeta.
“È da anni che distribuisco la mia musica attraverso iTunes Music Store, Amazon, eMusic ed altri siti simili. La richiesta è molto cambiata rispetto a qualche anno fa. La sensibilità del pubblico è ben precisa.. In questo momento storico, la musica è una sorta di consolatrice, ma anche accompagnatrice in luoghi nascosti dell’anima per portare alla luce sempre nuove emozioni”.
Intervista di Silvia C. Turrin©