Il suo è uno di quei nomi che rimangono in sordina, offuscati da altre personalità per i mass-media più interessanti e carismatiche. Eppure, se si guarda la biografia di Cheick Tidiane Seck si scopre che ha scritto e suonato per noti jazzisti quali Ornette Coleman e Joe Zawinul, per Salif Keita, Amadou & Mariam, e poi ancora per Fela Kuti, Mory Kanté e Youssou N’Dour. Arrangiatore, compositore e polistrumentista (chitarra, tastiere, calebasse), Cheick Tidiane Seck è non solo musicista, ma anche artista combattente, critico verso le ingiustizie perpetrate nel continente nero dall’Occidente e da figure africane corrotte. Nato nel 1953a Segou (città famosa per il Festival del Niger), le sue radici maliane lo hanno sempre influenzato e ispirato per creare musica, a cominciare dal bellissimo – purtroppo poco noto – progetto Sarala datato 1995, realizzato insieme all’afroamericano Hank Jones. Un disco che ha il pregio di ritrovare le radici maliane nel blues e nel jazz; anzi, Sarala traccia un percorso sonoro che riporta a galla le radici della musica dei djeli o griot, cantastorie in auge già all’epoca dell’Impero medievale mandingo. Rievocando proprio quella gloriosa epoca per il Mali, Cheick Tidiane Seck è tornato con un nuovo lavoro dall’emblematico titolo Guerrier.
Questa parola non è altro che il suo soprannome, datogli per le sue oneste critiche verso chi sfrutta l’Africa, le sue ricchezze e le sue genti. L’artista di Segou denuncia la globalizzazione dei mercati, una politica economica che ha permesso l’accaparramento delle migliori risorse naturali e minerarie del continente. Cheick Tidiane Seck si e ci domanda: «Con quali criteri ci si basa per stabilire il prezzo del cacao africano? Chi decide, e a chi va il profitto». Una questione ancora attuale quella dello sfruttamento delle ricchezze dell’Africa. Già negli anni Settanta, Cheick Tidiane Seck si è dimostrato un guerriero pacifico impegnandosi a sensibilizzare la gente sul problema della desertificazione; e poi ancora organizzando concerti in Francia a favore di un orfanotrofio di Bamako. Questo polistrumentista è da sempre militante e come lui afferma: «Sono un guerriero al servizio della pace e dell’amore. Sono un guerriero pacifista». Tidiane Seck se non crede nella globalizzazione dei mercati, crede invece nell’unità dei popoli, in primis dell’Africa. Ecco perché canta in varie lingue: bambara, lingala, malinké, francese e inglese.
Guerrier – registrato tra Bamako, Londra e Parigi – è quindi un disco a favore del dialogo, rispettoso delle tradizioni africane, ma con uno sguardo rivolto al presente e soprattutto al futuro dell’Africa. Una terra che non deve più subire condizionamenti, ricatti, diktat da nazioni straniere, come la Francia. In merito, Cheick Tidiane Seck è critico verso il governo di Parigi per essersi intromesso nelle vicende del Mali e nelle richieste di indipendenza del popolo Tuareg. «La Francia – afferma – ci ha chiesto di discutere con i Tuareg che non rappresentano nemmeno il 10% della popolazione maliana. Ma i maliani chiedono ai francesi di trattare con gli indipendentisti corsi o della Martinica?». Il musicista, presentando il suo nuovo progetto, è però altrettanto critico verso i governanti del suo Paese, da Moussa Traoré, presidente dal 1968 al 1991, che ha eretto una dittatura militare e corrotta, a Toumani Touré, deposto da un colpo di Stato nel 2012. Ecco perché Cheick Tidiane ricorda con nostalgia il grande Impero mandingo caratterizzato dall’unione dei popoli e auspica un nuovo corso per il Mali rifondato sull’armonia e sul dialogo. Il “guerriero” così mostra il volto più dialogante, un’identità che gli è valsa un altro soprannome, Black Buddha, ma alla fine per il suo nuovo cd ha preferito scegliere la sua indole di combattente votato alla giustizia e alla pace.
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