Oggi, in Città del Vaticano, Papa Francesco ha ricevuto alcuni rappresentanti e volontari dell’organizzazione Medici con l’Africa – Cuamm.
“Vi ringrazio per quanto state facendo in favore del diritto umano fondamentale della salute per tutti” – ha affermato il Santo Padre nel corso dell’udienza speciale. “La salute, infatti, non è un bene di consumo, ma un diritto universale per cui l’accesso ai servizi sanitari non può essere un privilegio. La salute, soprattutto quella di base, è di fatto negata in diverse parti del mondo e in molte regioni dell’Africa. Non è un diritto per tutti, ma piuttosto è ancora un privilegio per pochi, quelli che possono permettersela“.
La scelta del Pontefice di incontrare Medici con l’Africa ha confermato il suo interesse verso il continente africano, non solo a parole, ma anche nei fatti, come ha già ampiamente dimostrato in occasione dei suoi viaggi apostolici in Uganda, Kenya e nella tormentata e instabile Repubblica Centrafricana.
Medici con l’Africa stanno portando avanti da anni progetti encomiabili in varie zone del continente (come anche altre organizzazioni serie, una su tutte Amref) e qualche anno fa era uscito un bel docu-film del regista impegnato Carlo Mazzacurati dedicato proprio all’operato dei volontari di Cuamm. Purtroppo Mazzacurati è deceduto prematuramente nel 2014, ma uno dei suoi ultimi lavori ci lascia in eredità una bella testimonianza di come l’Occidente, quando vuole, fa del bene in modo disinteressato a quanti vivono nel disagio e nell’indigenza.
Proprio su questo docu-film avevo scritto un articolo per la rivista Focus on Africa che, con piacere, ripropongo qui di seguito.
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Sono pochi i registi italiani che creano film incentrati sull’Africa. In genere, questo continente – considerato e descritto soprattutto da una prospettiva “drammatica” (conflitti, povertà, carestie) – è al centro dell’attenzione di quei registi di nicchia, disinteressati a fare audience con le loro pellicole, bensì richiamati dall’impegno nel raccontare denunce e soprusi. Ricordiamo per esempio Mare chiuso (2012), Il sangue verde (2010), Come un uomo sulla terra (2008) di Andrea Segre, in cui si parla di Africa dal punto di vista dei migranti, che abbandonano i propri paesi d’origine, rischiando la vita per cercare di costruire per sé e per le loro famiglie un futuro migliore.
Il regista affermato e noto come Carlo Mazzacurati ha realizzato un toccante documentario dal titolo Medici con l’Africa (uscito nel 2012). Presentato fuori concorso alla 69ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con ampio favore di pubblico e critica, il film racconta il lavoro della prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia, nata nel 1950 a Padova, con il nome di Cuamm (acronimo di Collegio universitario aspiranti e medici missionari). Questa Ong si propone di accogliere e preparare studenti di medicina italiani e stranieri interessanti a dedicarsi al servizio degli ospedali missionari e delle popolazioni più bisognose nei paesi in via di sviluppo. La maggior parte degli Stati verso cui, tra il 1954 e il 1960, partono i primi medici sono in prevalenza africani: Congo, Ghana, Kenya, Libia, Marocco, Nigeria, Somalia, Swaziland, Tanganica (ora Tanzania) e Uganda. In questi oltre 60 anni di attività, l’Ong Cuamm ha portato cure e aiuti a migliaia di africani, abitanti di slum e di villaggi rurali sperduti, dove è estremamente difficile la presenza di un medico esperto.
Il documentario di Mazzacurati parla delle tante difficoltà di donne, bambini, uomini africani nel trovare un soccorso sanitario concreto e gratuito e della benedizione che hanno avuto nell’incontrare i medici volontari di Cuamm.
Sono Medici con l’Africa, e non per l’Africa, poiché collaborano con i tanti popoli che curano e con cui lavorano in un’atmosfera cooperativa, di reciproca fiducia e rispetto.
Sono Medici con l’Africa, perché agiscono insieme alle istituzioni sanitarie africane, portando il loro lavoro anche in quelle strutture sanitarie disperse nell’immenso territorio sub-sahariano.
Il film ripercorre storie di malati, piccoli e grandi, ma anche degli stessi medici volontari. Toccante è il racconto del dott. Italo che ringrazia l’Africa per averlo accolto. Sembra “paradossale”, ma non è così. Il dott. Italo nel suo lavoro con il Cuamm ha trovato quella realizzazione umana che cercava, ma che non riusciva a scoprire in Europa. Mazzacurati ha colto, nelle tante storie che narra, proprio questo volto di umanità e di fratellanza.
Silvia C. Turrin