In occasione dell’8 marzo, vi raccontiamo le storie di due figure femminili africane che hanno posto al centro del loro impegno la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali delle donne nei loro rispettivi Paesi.
Theresa Kachindamoto, la donna che salva le spose bambine
Il nostro percorso parte dal Malawi, una terra il più delle volte dimenticata, una terra sconosciuta a molti… In questo Stato dell’Africa sud-orientale è nata Theresa Kachindamoto, nota per essere colei che salva le spose bambine. Theresa, la cui età si aggira sui 60 anni (non è certa l’esatta data di nascita), è capo tradizionale del distretto di Dedza. Il suo ruolo di prestigio le ha permesso di portare avanti la sua missione: lottare contro i matrimoni precoci e impegnarsi affinché alle ragazze, ma anche ai ragazzi, possa essere garantito il diritto all’istruzione.
Il Malawi è, purtroppo, uno dei Paesi al mondo con un elevato tasso di matrimoni infantili. Il 42% delle donne ha contratto il matrimonio prima dei 18 anni e il 9% non aveva ancora 15 anni. Queste percentuali aumentano se si considerano le zone rurali. Proprio per bandire la terribile prassi dei matrimoni precoci forzati, Theresa Kachindamoto sta dedicando la sua vita alla tutela dei diritti delle giovani donne.
Grazie al suo impegno, l’Assemblea nazionale del Malawi ha approvato una legge che vieta il matrimonio prima dei 18 anni. A seguito di questo importante risultato, nell’arco di un solo anno Theresa è riuscita a far annullare 850 matrimoni e a riportare a scuola oltre 2000 bambini.
La sua posizione autorevole di capo tradizionale le permette di conoscere profondamente le dinamiche delle comunità locali e delle loro ataviche usanze. Theresa dialoga e collabora con i gruppi di madri, con i capi tribù e con gli insegnanti per gettare semi di consapevolezza e di rispetto verso le bambine e le ragazze.
Il suo è un lavoro non certo facile, in uno Stato come il Malawi tra i più poveri al mondo. Le famiglie sono spesso costrette dalla fame e dalla mancanza di risorse, a seguire le vecchie tradizioni, costringendo le figlie a contrarre matrimonio prima dei 18 anni.
Ma Theresa Kachindamoto è convinta che l’istruzione rimane il primo passo verso l’indipendenza finanziaria delle ragazze e, quindi, verso la loro emancipazione. Per questo ha fatto sue le seguenti parole dell’intellettuale ghanese James Emman Aggrey: “Quando istruisci una ragazza, istruisci un’intera nazione”.
Hadizatou Mani-Karoau, liberare le donne dalla schiavitù
Aveva soltanto 12 anni quando Hadizatou Mani-Karoau venne venduta a un capo della regione di Tahoua. Divenne così una “wahaya”, termine che in lingua locale indica la “quinta moglie“. In realtà, la legge coranica – seguita dalla comunità musulmana della sua terra d’origine – autorizza gli uomini a sposare quattro donne.
Quando si parla di “quinta moglie” ci si riferisce a una donna che diventa schiava e che subisce non solo sfruttamento economico, ma anche abusi sessuali. Questa pratica aberrante era diffusa in varie zone, soprattutto rurali, sino a quando, solo nel 2003, la schiavitù venne abolita in Niger.
Prima del 2003, Hadizatou, per ben 10 anni, dovette subire i soprusi del suo padrone mascherato da “marito”. Per effetto dell’abolizione della schiavitù, l’uomo, nel 2005, fu costretto a rilasciarle un certificato di “liberazione” e Hadijatou decise di allontanarsi per sempre da colui che aveva calpestato i suoi diritti e la sua dignità.
Ma l’ormai ex padrone, annebbiato da orgoglio, sete di possesso e di “onore”, tentò di riportarla a sé dichiarando che era a tutti gli effetti sua moglie. Fortunatamente, il ricorso da lui presentato presso un tribunale locale venne respinto e Hadijatou poteva finalmente essere libera. Così non fu, perché dopo aver contratto un matrimonio, questa volta, con un uomo che amava e dal quale era amata, Hadijatou venne nuovamente vessata dall’ex padrone che l’accusava di bigamia.
Un’accusa accolta da un giudice, che la condannò a sei mesi di prigione. Grazie al sostegno di alcune Organizzazioni Non Governative (ONG), tra cui la nigerina Timidria e la britannica Anti-Slavery International, Hadijatou riuscì definitivamente a spezzare le catene della schiavitù.
Per la sua resilienza, nel 2009, ricevette il Premio internazionale “Donna di Coraggio”, consegnatole da Michelle Obama e dall’allora segretario di Stato Usa, Hilary Clinton. Un riconoscimento che ha spinto Hadizatou Mani-Karoau ad aiutare tante donne che stanno subendo abusi e violazioni dei diritti e delle loro libertà fondamentali.