Allontanarsi dai ritmi frenetici delle metropoli grigie, inquinate, convulse e immergersi in un paesaggio meraviglioso, in cui i movimenti sinuosi o tormentati del mare si accostano ad un cielo dalle sfumature mutevoli. Entrare in un mondo dove spiagge di sabbia cristallina, brughiere, falesie e fiordi spettacolari si fondono in armonia e dove il passato convive placidamente col presente. Tutto questo si può assaporare visitando le numerose isole scozzesi, alcune bagnate dalle fredde acque dell’Atlantico, altre avamposto nel mare del Nord.
In prossimità delle suggestive highlands, si trova l’arcipelago delle Orcadi, raggiungibile in meno di un’ora partendo dal piccolo paesino di John O’Groats. Il nome Orkney ha un’origine norvegese e significa “isole delle foche”, denominazione che non sorprende, dato che lungo le coste si possono incontrare svariati esemplari di questi graziosi mammiferi marini. E la derivazione scandinava si spiega dal forte influsso che ebbero i Vichinghi in questi luoghi, un tempo loro mete di conquista. Tracce di questi antichi navigatori sono ancora tangibili osservando per esempio i graffiti in alfabeto runico incise sulle pareti di Maes Howe: necropoli risalente all’età della pietra, situata sull’isola più ampia delle Orcadi, Mainland. Proprio qui vi è un’alta concentrazione di siti preistorici: dalle Standing Stones of Stenness (3000 a.C.) – circolo di dodici colonne in pietra che ricordano Stonehenge – al Ring of Brodgar (2800 a.C.), inserito in un luogo suggestivo, accanto a due loch (laghi, in scozzese), utilizzato presumibilmente per seguire le fasi lunari. Tra gli insediamenti archeologici più datati figura Skara Brae (3200 circa a.C.), villaggio preistorico chiamato anche la Pompei britannica. Il suo aspetto originario è riuscito a conservarsi non grazie a una coltre di ceneri e lapilli, ma dal soffice manto di sabbia che ha permesso di lasciare intatte le abitazioni, tutte collegate tra loro da intricati corridoi e passaggi. Il centro principale di Mainland è Kirkwall, cittadina dove domina l’imponente cattedrale dedicata a St Magnus, edificata nel lontano 1137. Sempre a Kirwall si può ripercorrere il passato delle Orcadi, visitando il Museum of Orkney History, allestito nella Tankerness House (risalente al XVI sec.).
Ma la vera anima di queste terre incastonate in acque cristalline, si riesce a scoprire addentrandosi nei piccoli villaggi, parlando con gli abitanti, ospitali e disponibili, immergendosi nella natura. L’isola di Hoy, a sud di Mainland (raggiungibile da Stromness o da Houton), offre scorci pieni di poesia, emozionanti, come quelli che si ammirano dalle scogliere di St John’s Head, falesie alte più di 300 metri. E altrettanto suggestivo è il faraglione a forma di pinnacolo conosciuto col nome di Old Man of Hoy. Turisticamente meno frequentate sono altre isole che compongono l’arcipelago delle Orcadi: Rousay, ricoperta da un soffice tappeto d’erica, sulla quale si trova il Midhowe Cairn, tomba preistorica, al cui interno vi è una camera lunga 30 metri, chiamata “la grande nave dei morti”; Stronsay, nota per il suggestivo arco roccioso Vat of Kirbister; e ancora North Ronaldsay, sperduta nelle fredde correnti atlantiche, dove vivono placidamente foche e numerose specie di uccelli.
La stagione invernale, non è certamente l’ideale per scoprire questo angolo di Scozia: il limite è rappresentato dalle basse temperature e dai repentini cambiamenti del tempo. Eppure, questo periodo dell’anno è vissuto intensamente dagli abitanti delle Orcadi. Il solstizio d’inverno è per esempio occasione di suggestive cerimonie presso Maes Howe, grazie a un gioco di luci che si riflettono nella camera tombale.
Il culto del sole è ancora particolarmente vivo nelle isole Shetland, tant’è che in pieno inverno (alla fine di gennaio) viene celebrata, presso Lerwick, la festa di Up-Helly-Aa, reminescenza di un antico rito pagano che culmina, tra canti e musiche tradizionali, con l’incendio della riproduzione di una galea vichinga. Le Shetland, a Nord delle Orcadi, sono caratterizzate da un paesaggio aspro e selvaggio, coi loro faraglioni, anfratti, voes (fiordi), habitat perfetto per una variegata fauna: delfini, balene, foche, lontre e un’incredibile varietà di uccelli, che volteggiano vicino alle scogliere e che nidificano nella brughiera. E anche su queste isole il passato è ben testimoniato da numerosi siti archeologici, come i misteriosi “broch”: torri circolari dell’età del ferro, presumibilmente edificate a scopo difensivo. La più famosa e imponente è Mousa Broch, alta 12 metri.
Anche gli abitanti delle Shetland, come del resto tutti gli scozzesi, sono affabili e sempre disponibili a far conoscere la loro cultura, le loro tradizioni. Nelle città principali (come Lerwick), così come nei piccoli centri si possono incontrare numerosi artigiani, veri e propri artisti: chi realizza violini, chi caldi e morbidi capi di lana, chi tappeti. Per scoprire gli scorci mozzafiato e la natura di queste isole, si può partecipare al Festival delle passeggiate delle Shetland (fine di agosto). Musica e storie tradizionali vengono invece narrate alla fine di settembre, in occasione dello Shetland Storytelling Festival, appuntamento dedicato alla narrazione di racconti, inframmezzati o accompagnati da danze e canti.
E la musica tipicamente scozzese aleggia anche sulle Western Isles o Ebridi Esterne, come dimostra l’Hebridean Celtic Festival (sull’isola di Lewis), evento dal richiamo internazionale, nel corso del quale viene diffusa, anche da artisti di fama mondiale, la tradizione musicale gaelica. In effetti, le Ebridi, sempre avvolte da folate di vento, rappresentano una roccaforte della cultura gaelica, anche dal punto di vista linguistico. In questo angolo di Scozia immerso nelle acque dell’Atlantico, la natura offre scorci poetici e suggestivi, come le bianche e deserte spiagge dell’isola di Harris o le distese dei cosiddetti “machair”, parola celtica che indica i pascoli marini (curati da comunità rurali) – composti da sabbia e resti di conchiglie – che, nella tarda primavera, si coprono di variopinti fiori selvatici. Gli appassionati di archeologia possono scoprire anche sulle Ebridi spettacolari siti preistorici, come le Calanais Standing Stones, menhir eretti nel neolitico, la cui posizione pare essere legata a elementi astrologici.
Le isole scozzesi sembrano essere avvolte da un alone di selvaggia tranquillità, dove l’ambiente naturale convive in armonia con i ritmi, non frenetici, degli abitanti. Un consiglio: è possibile alloggiare presso operatori alberghieri attenti al risparmio energetico e alla tutela ecologica (per informazioni: Green Tourism Business Scheme ).
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