Ci sono tanti elementi che accomunano i popoli del mondo al di là delle naturali differenze storiche e linguistiche. Senza scomodare la teoria degli archetipi – secondo cui esiste un inconscio collettivo che unisce la specie umana attraverso elementi simbolici – e senza citare la musica, da sempre linguaggio universale, possiamo trovare un filo ben saldo e resistente che unisce le civiltà antiche e moderne, paesi asiatici come l’India a quelli del Maghreb, passando per l’area mediterranea, per l’Africa e l’America Latina. Questo denominatore comune è rappresentato dall’uso delle spezie, colorate e aromatiche essenze vegetali che da millenni profumano e insaporiscono piatti a ogni latitudine del pianeta. Negli ultimi anni, soprattutto in quelle società “liquide” dove tutto scorre velocemente (si vedano le teorie di Zygmunt Bauman), si sono sempre più diffusi i cosiddetti piatti già preparati e surgelati, da mettere in forno o nel microonde, in pochi minuti già caldi, pronti da portare in tavola. La cucina fast-food non considera quegli antichi sapori che fino a due-tre decenni fa erano nelle case di ogni famiglia: dalla noce moscata al pepe nero, dai chiodi di garofano alle profumate stecche di vaniglia. Per fortuna, qualcosa sta cambiando. Se da un lato, il cibo “spazzatura” e subito pronto resiste, dall’altro molte persone stanno ritrovando il piacere di fermarsi per un po’ in cucina: recuperano vecchie ricette e riscoprono l’arte gastronomica anche attraverso il prezioso uso delle spezie. Prezioso, perché nella storia antica le spezie sono state la merce più importante su cui si basavano i commerci tra l’Asia, l’Africa orientale e le civiltà dei Greci, degli Egiziani, dei Fenici e dei Sumeri. Prezioso anche nel nome, visto che il termine spezia deriva dal latino “species” che significa “moneta”: questo perché un tempo per pagare i debiti venivano usate le spezie, tra cui il richiestissimo pepe. In passato, erano numerosi e diversificati gli impieghi delle spezie. Nell’antica Grecia si utilizzavano moltissimo i semi di sesamo e di papavero per arricchire la preparazione del pane, mentre il coriandolo e il cumino venivano aggiunti all’impasto di farina d’orzo per insaporirlo. Per le loro virtù misteriose e per i loro effetti curativi, le spezie erano sfruttate anche nella medicina popolare. Si potrebbe scrivere una copiosa enciclopedia sulle spezie, e in effetti di libri sul tema ce ne sono, molti dei quali ricchi di notizie interessanti. Grazie al contributo di alcuni spunti letterari e consigli della nonna, iniziamo questo viaggio attorno al periplo delle spezie.
I chiodi garofano
L’itinerario inizia dall’Indonesia, in particolare, dalle isole Molucche, luogo originario dell’albero Eugenia caryophyllata, i cui fiori in boccio, una volta essiccati, si trasformano nei noti chiodi di garofano. La loro produzione si è diffusa in Africa orientale, soprattutto a Zanzibar e Pemba, caratterizzate da un microclima favorevole alla coltivazione di questa pregiata spezia. Già nel Medioevo i chiodo di garofano erano conosciuti e ricercati dai commercianti. All’epoca venivano usati per curare la tosse e anche per alcuni disturbi intestinali. La famosa Santa Ildegarda (1098-1179), mistica cristiana e sensitiva, ha scritto numerosi trattati di medicina in cui si fa ampio uso di erbe e spezie: per curare il mal di testa consigliava proprio il chiodo di garofano. In effetti, la medicina ufficiale ha scoperto le sue principali proprietà. Nel caso di mal di denti, un rimedio naturale e a quanto pare efficace è l’olio essenziale di questa spezia, in quanto contiene una buona percentuale di eugenolo, sostanza che ha virtù anestetiche e antisettiche. L’infuso di chiodi di garofano è consigliato per ridurre la nausea e anche per problemi digestivi.
Patricia Telesco, americana che ha all’attivo numerosi scritti sulla guarigione spirituale e sulle forze benefiche della natura come le erbe, ne sottolinea anche gli aspetti magici e folkloristici. Se in casa non vi sono serenità né positività, Patricia consiglia di realizzare un incenso naturale polverizzando alcuni chiodi di garofano.
Questa spezia è poi indicata per insaporire piatti, tisane ed è un ingrediente indispensabile per realizzare il Garam Masala, una miscela diffusa in India e preparata in tanti modi diversi, con l’aggiunta di altre erbe aromatiche. Il mix di spezie tritate è usato per insaporire piatti di verdure e riso.
Il mio articolo nella versione integrale continua sulle pagine di Vivere lo Yoga di Marzo/Aprile 2012
Qualche consiglio di lettura per approfondire il vasto mondo delle spezie:
- Lorenza Pliteri, Cannella e zafferano. La cucina della via delle spezie (Ponte alle Grazie, 2011)
Viaggio culinario alla scoperta dei sapori lungo la via delle spezie, dal Marocco all’India, con tante ricette originali e semplici da realizzare.
- Bharat B. Aggarwal, Le spezie che salvano la vita (Armenia, 2011)
Il volume, scritto dal maggior esperto mondiale per quanto riguarda l’impiego terapeutico delle spezie, illustra le loro qualità benefiche, proponendo ricette e combinazioni alimentari in relazione a disturbi specifici.
- Valeria Calamaro e Concita, Spezie. I sapori del mondo in cucina, (Edizioni Sonda, 2011)
Realizzato in collaborazione con Altromercato, questo libro propone una mappa generale delle spezie, con ricette sia a base di prodotti animali sia per chi segue una dieta vegetariana/vegana.