Il suo stile, definito “Ethio-jazz”, unisce musica tradizionale etiope, jazz e tradizione ispanoamericana: una fusione che gli ha permesso di farsi conoscere a un pubblico trasversale. Mulatu Astatke (classe 1943), tra i più importanti artisti dell’Etiopia, vibrafonista e compositore, ha avuto la fortuna di studiare musica a Londra, New York e Boston, dov’è stato il primo africano a frequentare la Berklee School of Music. Nel suo Paese d’origine, ha lavorato come strumentista e direttore d’orchestra, e ha affiancato, tra gli altri, anche Duke Ellington. Negli ultimi anni, la sua popolarità si è accresciuta grazie a svariati progetti: dalla collaborazione con la Either/Orchestra, con cui si esibisce ogni anno negli Stati Uniti e in Europa, alla partecipazione alla colonna sonora del film Broken Flowers di Jim Jarmush; ha inoltre realizzato un interessante lavoro di recupero culturale avviato presso il Massachusetts Institute of Technology, per il quale ha creato una versione moderna del krar, strumento tradizionale etiope.
Fra tradizione e musica sperimentale
Dopo le fortunate produzioni con il collettivo inglese The Heliocentrics, il padre dell’Ethio-jazz ha composto Mulatu Steps Ahead (Strut Records, 2010), un album di alto spessore artistico in cui sviluppa una coinvolgente fusione tra sonorità del passato e contemporanee, tra reminescenze del jazz europeo e statunitense e gli stili musicali etiopi. Questo nuovo cd è un diario personale raccontato attraverso le note di un pentagramma. Molte le tracce interessanti, come “Assosa”, titolo che indica una tribù del nord-ovest dell’Etiopia, le cui tradizioni sonore sono state riprese in questo brano. Mulatu Astatke ha voluto rendere protagonista la sua terra, descrivendola da un punto di vista artistico, anche grazie a una traccia intensa come “Motherland”. «Alcuni occidentali – sottolinea il compositore – pensano che l’Etiopia sia come un deserto. Molte aree della mia nazione sono ricche di una rigogliosa vegetazione e Addis Abeba è una città all’avanguardia. Culturalmente e musicalmente è un Paese estremamente ricco». In effetti, basta ascoltare Mulatu Steps Ahead per capire come questo piccolo lembo dell’Africa orientale sia carico di colori, paesaggi e ritmi. Da scoprire, anche attraverso le splendide nove tracce di questo album.
Articolo di Silvia C. Turrin pubblicato anche sulla rivista Afriche n.3 – 2010