È una di quelle malattie subdole, che si rivelano a piccole fasi, talvolta con segnali non facilmente identificabili, ma quando sopraggiunge, può sconvolgere la vita di una persona e dei suoi familiari. Negli ultimi anni, la sindrome d’Alzheimer negli ultimi anni si è manifestata in modo sempre più diffuso in tutto il mondo, con differenti gradi di complessità. Secondo i dati della Federazione Alzheimer, i malati nel 2020 saranno oltre 42 milioni nel mondo. Un dato che dovrebbe far riflettere le istituzioni, non solo sanitarie. Questa patologia – individuata per la prima volta nel 1906, dallo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer – colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni. In Italia si stima che vi siano 500mila individui affetti da questa patologia.
L’Alzheimer si può definire “malattia del secolo”, come indicato nell’ultimo libro scritto dalla dott.ssa Emanuela Pasin, psicologa e psicoterapeuta, già responsabile della Sezione Alta Protezione Alzheimer presso il nucleo dell’I.P.A.B. La Pieve di Breganze (Vicenza). Il volume, edito dalla Aras Edizioni di Fano, porta infatti un titolo di per sé esplicativo, Alzheimer. Terapie simboliche integrate. La nuova sfida per la cura della malattia del secolo: parole che indicano quanto sia fondamentale attivarsi per condurre maggiori ed efficaci ricerche sia per capirne le cause primarie, sia per poter offrire a chi ne è affetto le migliori cure possibili. Il testo qui segnalato, ricco di dati e di spiegazioni, è certamente indirizzato agli operatori del settore sanitario che operano in ambito della neuro-riabilitazione, ma si rivela un buon strumento per quanti vogliano approfondire e capire questa patologia così delicata e debilitante, ancora avvolta da tanti misteri, a cominciare dai resoconti medici. Come scrive l’autrice: «La diagnosi di demenza viene fatta su una scala di probabilità, infatti nei referti si parlerà sempre di “probabile malattia di Alzheimer”, non tanto perché i medici siano indecisi sulla diagnosi, poiché spesso il quadro clinico lascia ben pochi dubbi, quanto perché la certezza si potrà avere solo post-mortem con l’esame autoptico […]».
L’Alzheimer è una “sindrome subdola”, poiché si manifesta con vari sintomi, in diverse fasi, spiega nel volume la dott.ssa Pasin. Proprio perché destabilizzante, sia per il soggetto sia per le persone che lo circondano, è necessario sostenere maggiormente quei centri e associazioni che possono aiutare quotidianamente familiari e pazienti. Capitolo tra i più interessanti del volume è quello dedicato alle “varie forme di terapie esistenti”, dove vengono esposti importanti metodi non farmacologici, come quello in cui è previsto l’uso della musica per riequilibrare la sfera emotiva. Quest’ultimo punto è importantissimo, perché sottolinea quanto sia rilevante ed efficace la dimensione sonora impiegata per attenuare il malessere psico-emotivo del malato di Alzheimer. Infatti, come esperta in neuro-riabilitazione, la dott.ssa Pasin sfrutta le potenzialità e la validità della musica quando lavora coi suoi pazienti. Per questo ha sostenuto con forza la musicoterapia applicata a soggetti affetti da malattie neurologiche. Come evidenziato dall’autrice: «La musicoterapia […] è uno dei principali mezzi con cui è possibile far riemergere ricordi, emozioni, immagini che non sono più recuperabili in altro modo nella demenza». Si comprende ancora una volta l’efficacia delle note musicali e dei suoni per risvegliare quelle parti del cervello sopite.
Silvia C. Turrin
l’articolo è stato pubblicato in Musica & Terapia il 15-11-2012 sul sito di Amadeus
Emanuela Pasin
Alzheimer. Terapie simboliche integrate. La nuova sfida per la cura della malattia del secolo
Aras edizioni, 2012
Pagg.290
euro 25