Forse pensiamo di essere responsabili solo della nostra sofferenza personale, della nostra felicità personale, invece la nostra felicità fa aumentare la felicità del mondo e la nostra sofferenza è la sofferenza del mondo.
In Vietnam c’è un racconto popolare buddhista che riguarda Mara, la personificazione della distrazione, dell’attaccamento e della disperazione – il personaggio diabolico che Ananda cercava di tener lontano dalla grotta del Buddha.
Si dice che prima dell’illuminazione del Buddha, quando il mondo era sotto il dominio di Mara, ci fossero molte violenze e molte guerre; la gente soffriva enormemente ma cercava di ricordarsi che “Se c’è Mara, c’è il Buddha. Non dobbiamo preoccuparci, alla fine il Buddha si manifesterà”.
Il giorno dell’illuminazione, il Buddha se ne stava seduto in piena quiete. Mara disse: “Chi è questo tipo seduto così tranquillo?”. Mara non disturbò il Buddha, lo lasciò seduto e basta. Dopo quella meditazione seduta il Buddha si alzò e si mise a camminare in consapevolezza, in libertà e pace. Allora Mara gli chiese: “Chi sei? Perché sei qui?”.
Il Buddha rispose: “Vedo che questa Terra è un luogo bellissimo: il paesaggio è stupendo; il primo mattino è bellissimo; il pomeriggio e la sera sono bellissimi. Vedere queste meraviglie mi rende così felice! Non ho nessun bisogno di proprietà o ricchezze; non mi serve nulla. Mi serve soltanto la possibilità di starmene seduto tranquillo e di poter camminare su questo splendido pianeta”.
Mara pensò che non era poi male, come richiesta: “Va bene, puoi startene seduto quanto ti pare, puoi camminare quanto ti pare”, gli disse.
Qualche giorno dopo, Buddha chiese: “Ho alcuni amici. In realtà ho milleduecentocinquanta amici, e tutti vogliono stare seduti, tutti vogliono camminare in presenza mentale. Possiamo avere una zona dove sederci e camminare in consapevolezza e in pace?”. Mara rispose: “Certamente, se vi sedete e camminate, va bene. Quanto spazio volete per praticare la meditazione seduta e la meditazione camminata?”.
All’epoca non c’erano strumenti di misura raffinati. Il Buddha disse: “Ho tre vesti. Se sei d’accordo, mi toglierò la veste esterna e la lancerò verso il cielo, il più in alto possibile. L’ombra che la mia veste getterà sulla Terra è lo spazio che desidero avere per sedermi, camminare e vivere in consapevolezza”.
Mara disse: “Beh, al massimo si tratterà di pochi chilometri. Va bene”. Il Buddha arrotolò la veste e la lanciò su nel cielo. La veste salì in alto, sempre più in alto, sempre più in alto; poi si aprì e la sua ombra coprì l’intero pianeta.
Da allora in poi il Buddha e i suoi studenti camminarono per tutta la Terra, praticando la compassione e la presenza mentale e aiutando le persone a soffrire meno.
Abbiamo il diritto di farlo anche noi tutti, su questo pianeta, riducendo la sofferenza e facendo crescere la felicità.
*Thich Nhat Hanh