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Orsigna: passi di pace e di consapevolezza

Solo una settimana fa, immersa nel silenzio e nella pacifica bellezza della Valle dell’Orsigna, percorrevo, insieme a Angie e AL, il sentiero che da La Selva porta all’Albero con gli occhi.

Era il 14 settembre, giorno in cui Tiziano Terzani avrebbe compiuto 86 anni, se fosse stato ancora in vita. Ritornare a Orsigna proprio in questo anniversario non è stato frutto di un calcolo…

Ci siamo resi conto di una tale felice “coincidenza” solo due giorni prima di partire, mentre rileggevamo “Lettere contro la guerra” (Longanesi, 2002). Un libro ancora drammaticamente attuale, che inizia con una “Lettera da Orsigna”: Terzani l’aveva redatta proprio il giorno del suo 63° compleanno, il 14 settembre 2001.

Adesso scrivo alla vigilia della Giornata internazionale della Pace, una ricorrenza istituita il 30 novembre 1981 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite al fine di rammentare all’umanità l’importanza della pace mondiale e della non violenza.

Nel 2024, il tema proposto dalle Nazioni Unite per celebrare questa giornata è “Cultivating a Culture of Peace”: Coltivare una cultura della Pace.

Riprendendo in mano “Lettere contro la guerra” di Tiziano Terzani e riflettendo su quanto accade nel mondo, sembra che nulla sia cambiato da quel 14 settembre 2001.

I talebani, nonostante il lungo, cruento conflitto voluto dagli USA dopo gli attentati dell’11 settembre, sono ritornati al potere nella tormentata terra afghana.

Il Medio Oriente è ripiombato in una situazione destabilizzante.

I Paesi europei – e non solo – stanno nuovamente investendo in modo massiccio in armamenti, militarizzando economia, informazione e politica.

Chissà cosa scriverebbe oggi Tiziano Terzani considerando queste involuzioni?

Forse ci ricorderebbe il Preambolo della Costituzione dell’UNESCO:

“Le guerre cominciano nella mente degli uomini
ed è nella mente degli uomini che bisogna costruire la difesa della pace”.

O citerebbe la reazione di Gandhi all’affermazione secondo cui:
in tutta la storia ci sono sempre state guerre. Per cui continueranno ad esserci”:

«Ma perché ripetere la vecchia storia?»
– disse Gandhi –
«Perché non cercare di cominciarne una nuova?».

O ancora, Terzani forse riporterebbe le seguenti parole di Edward Said, scrittore statunitense di origine palestinese, nonché docente alla Columbia University:

«[occorre] creare campi di comprensione, anziché campi di battaglia».

Di certo Tiziano sarebbe ritornato a rifugiarsi nella sua piccola Himalaya toscana per sperimentare “un altro punto di vista”.

In effetti, durante il nostro breve, ma intenso passaggio a Orsigna, apparentemente lontani dalla cosiddetta civiltà, abbiamo percepito con maggiore chiarezza le follie del mondo.

La lentezza, il silenzio, la natura, le camminate a contatto con una rigogliosa vegetazione permettono di ampliare la visione e la percezione, e in questa apertura di mente e cuore si comprendono quali sono le vere bellezze e gioie della vita.

La rigogliosa foresta di Orsigna

Qualcuno potrebbe definire Orsigna un luogo di potere, o un luogo carico di un’energia particolare, che attira ancora oggi tante persone desiderose di immergersi in una natura tanto amata da Tiziano Terzani.

L’Albero con gli occhi c’è sempre, seppur “malconcio” dopo che una forte tempesta lo ha spezzato.

Non è più quell’albero che vidi oltre 10 anni fa… addobbato con bandierine tibetane e con i due occhi l’uno vicino all’altro.

 

L’albero con gli occhi – Orsigna agosto 2009

 

L’albero con gli occhi – Orsigna agosto 2009

L’albero con gli occhi – Orsigna settembre 2024

 

L’albero con gli occhi – Orsigna settembre 2024

Ormai il vecchio tronco è quasi dormiente sulla terra, come a voler simboleggiare la decadenza dell’umanità a seguito di tante guerre e di tanta rabbia; anche la posizione degli occhi sulla corteccia non è più la stessa di un tempo; adesso sono l’uno distante dall’altro, come a voler esprimere la mancanza di una visione ampia e chiara della realtà e dell’esistenza da parte dell’homo consumens-bellicus. I ciondoli, i nastri e oggetti vari lasciati dai viandanti sono posizionati tra i rami e in diversi angoli dei tronchi limitrofi. Circondano l’albero con gli occhi tanti chorten di pietre, che infondono sacralità al luogo.

L’armonioso suono della campana a vento posizionata su un tronco ci ricorda la campana della consapevolezza che Thich Nhat Hanh ha introdotto nella comunità di Plum Village: ogni volta che riecheggia le persone si fermano, interrompono le loro attività, e prestano attenzione al proprio respiro, assaporando il momento presente.

Affermava Thich Nhat Hanh:

«La nostra casa è il momento presente. Vivere nel momento presente è un miracolo. Il miracolo non è camminare sull’acqua; il miracolo è camminare sulla verde Terra nel momento presente, apprezzare la pace e la bellezza che sono disponibili in questo istante. La pace è tutt’intorno a noi, nel mondo e nella natura, e dentro di noi, nel nostro corpo e nel nostro spirito. Una volta che impariamo a toccare questa pace veniamo risanati e trasformati. Non è questione di fede ma di pratica. Dobbiamo solo trovare dei modi per riportare il corpo e la mente al momento presente così da poter toccare ciò che è rinnovatore, risanatore e magnifico dentro di noi e intorno a noi».

Salutando l’albero con gli occhi, la foresta e la valle dell’Orsigna portiamo con noi la convinzione che la pace inizia proprio nel qui e ora; inizia ogni giorno, da ogni singolo individuo.

Ognuno di noi ha il potere di scrivere un’altra storia, non più fondata sui conflitti.

Questa non è utopia, nemmeno idealismo. È consapevolezza…

Silvia C. Turrin

 

 

 

 

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