In questo periodo viaggiare in Provenza è impossibile. La diffusione del nuovo coronavirus, Covid-19, ha destabilizzato il mondo intero, mietendo moltissime vittime, soprattutto anziani. Abbiamo letto vari articoli in proposito, molti validi, altri meno, altri ancora pubblicati anni fa. Tra questi abbiamo trovato un articolo del 2017 in cui si parla della possibile evoluzione del virus Sars. Se volete approfondire, qui trovate il link dell’articolo uscito sulla rivista Science News.
Ma questo argomento, vi chiederete, cosa ha a che fare con la Provenza?
Apparentemente nulla, o forse molto. Tutto è correlato: è ciò che è emerso chiaramente negli ultimi mesi, proprio per effetto della diffusione di questo virus. Una costatazione ben nota a chi legge di filosofie orientali, buddhismo e fisica quantistica.
Se non possiamo spostarci liberamente, se non possiamo visitare (anche) la Provenza lo dobbiamo alla diffusione di questo virus (e a quanti hanno permesso tale diffusione…).
Cosa raccontare in questo periodo così difficile?
In queste settimane, avrete notato un sovraffollamento di corsi, eventi, appuntamenti on line, in streaming, via web. Certo, non potendosi incontrare quale alternativa c’è?
C’è sempre un’alternativa.
Personalmente, la scrittura – tra Afriche e Oriente, che sono le tematiche principali su cui vertono i miei articoli – mi porta a rimanere molto davanti allo schermo del pc. Dopo un po’, i miei occhi reclamano una pausa.
Ecco che dopo questo, più o meno lungo, incipit, giungo all’argomento centrale di questo Post.
Non voglio invitarvi a seguire qualcosa on line, ma a riscoprire un buon vecchio libro cartaceo, da sfogliare, da leggere sdraiati sul divano, o a letto, o seduti comodamente in terrazza o in giardino.
In questo periodo mi sento di scrivere: “vecchio è bello”.
Un buon vecchio libro è un amico, c’è sempre a portata di mano. Lo si trova facilmente e non rimane sommerso dalle e nelle tante “cartelle” che affollano un pc.
Sto ripensando ai tempi di Jean Giono, alla sua vita, ai suoi scritti, alle sue idee in cui dominano certi temi che dovremmo riscoprire:
- il rispetto per la Natura,
- la contemplazione del cielo stellato,
- l’ammirazione per vecchi e umili lavori come quello del pastore,
- l’elogio del pacifismo,
- l’importanza di piantare un albero…
La corsa a un mondo iper-tecnologico ci sta portando alla follia pura, all’alienazione, alla dissociazione cognitiva (evidente in molte figure politiche contemporanee sparse per il globo).
Sì, “vecchio è bello”.
Non significa avere nostalgia del passato, bensì essere consapevoli di ciò che è importante nella vita. Se un buon vecchio libro ti insegna ad ammirare il “serpente di stelle” sopra le nostre teste, se un buon vecchio libro ci racconta di rapporti umani veri, se un buon vecchio libro ti fa sorridere, emozionare, e viaggiare con la fantasia allora sì, “vecchio è bello”.
Se non possiamo viaggiare scoprendo i borghi e i paesaggi della Provenza, possiamo sognarla grazie a un buon vecchio libro.
Ecco dunque una lista, non esaustiva, di alcuni testi che non dovrebbero mancare in una libreria di un appassionato/un’appassionata di Provenza:
- Jean Giono
- Marcel Pagnol
- Alphonse Daudet
Ciascuno di loro ha raccontato qualcosa della Provenza reale e immaginaria. Meritano di essere ri-scoperti.
Però a questi scrittori “classici” vorrei aggiungere anche la scrittrice statunitense Edith Wharton la quale, nel suo Viaggio in Francia, descrive alcune zone della Provenza, e l’ironico e compianto Peter Mayle, un Englishman che si è innamorato del Luberon tanto da trasferirsi in quella terra, fonte per lui di ispirazione nella stesura di storie divertenti e di successo.
Allora, buona lettura con un buon vecchio libro e a presto, in Provenza!
Silvia C.