Mentre il mondo resta col fiato sospeso per le condizioni di salute di Nelson Mandela ricoverato in ospedale dall’8 giugno scorso, la capitale francese, in collaborazione con il Ministro sudafricano delle arti e della cultura Paul Mashatile, propone una serie di mostre, incontri, proiezioni, concerti dedicati interamente alla Nazionale Arcobaleno.
In varie città francesi, da maggio sino a dicembre 2013, sarà protagonista il Sudafrica, grazie a una partnership artistico-culturale inaugurata il 27 maggio scorso con l’illuminazione della Tour Eiffel coi colori della nazione chiamata “arcobaleno” [1]. L’evento certamente più interessante è la mostra istallata presso la sede del Comune di Parigi, interamente dedicata al padre della nazione sudafricana, Nelson Mandela. Mentre scriviamo l’articolo, Madiba (nome del suo clan Xhosa, ispirato a un grande capo Thembu del Transkei), come è familiarmente chiamato dai suoi connazionali, versa in condizioni difficili all’ospedale di Pretoria. Tra neanche un mese, il 18 luglio, compirà 95 anni, ognuno dei quali è stato vissuto intensamente.
Anni scanditi dalla sua infanzia nel veld, un periodo felice, in cui le differenze tra uomo bianco e uomo nero non erano così tangibili come invece ha poi sperimentato a Johannesburg.
Anni scanditi dal suo cambio di prospettiva esistenziale, che lo ha portato a compiere scelte e ad agire per la libertà di tutto il popolo sudafricano.
Anni scanditi da campagne di disobbedienza civile, da dibattiti politici, dalla lotta contro il razzismo.
Anni scanditi da processi, messa al bando, carcere. 27 lunghi anni della sua vita li ha passati in prigione, ma i suoi ideali, la sua forza interiore, il suo coraggio e la sua lungimiranza non sono venuti meno, tanto da permettergli di diventare il primo presidente del Sudafrica eletto in modo libero secondo il principio che tanto ha a cuore: un uomo, un voto. Questi anni così intensi vengono ripercorsi dalla mostra, allestita presso il Municipio di Parigi sino al 6 luglio, intitolata “Da prigioniero a Presidente”, grazie a documenti audio-video donati per l’occasione dal Museo dell’apartheid di Johannesburg.
Il volto pubblico, ma anche privato di Mandela viene messo in luce in cinque distinte sezioni, attraverso bellissime fotografie, sculture, caricature, cortometraggi, documenti del periodo in cui Mandela era un giovane combattente per la libertà. Particolarmente toccante, emblematica, oltre che educativa, è la riproduzione – proprio difronte al comune parigino – della cella dove Mandela venne incarcerato a Robben Island per 18 lunghi anni: i passanti possono vedere chiaramente le misure ridotte di questo spazio così angusto “grande” 2,4 per 2,1 metri, dove vi erano un giaciglio posto a terra, un piccolo banco e un secchiello.
Ripercorrere la vita di Mandela significa tracciare la storia della sua terra e del popolo sudafricano; significa mostrare, ancora una volta e non è mai abbastanza, il suo ruolo decisivo che egli ha avuto nello smantellare il regime di apartheid e nello spezzare le catene del razzismo istituzionalizzato per legge. Un uomo, prima ancora che un politico, davvero unico, eccezionale, che ha servito il suo popolo, come un vero leader dovrebbe fare. Per suggellare questa sua grandezza, l’attuale sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë (Partito Socialista), gli ha riconosciuto la cittadinanza onoraria, consegnata al figlio più giovane Luvuyo Hlanganani.
Altro evento, o per meglio dire, iniziativa intelligente è quella pensata per il 18 luglio, giorno in cui Mandela compirà 95 anni: una data che, dal 2008, viene celebrata in tutto il mondo come Giornata Internazionale dedicata a Mandela. Durante questo giorno, tutti, francesi, italiani, ogni persona ai quattro angoli del pianeta, è invitata a riservare (almeno) 67 minuti del proprio tempo a favore degli altri, della comunità, compiendo una o più azioni totalmente disinteressate: per esempio, facendo visita a una persona anziana che vive sola, oppure mettendo a disposizione di un’associazione le proprie competenze. Perché dedicare 67 minuti agli altri senza ricevere nulla in cambio? Per ricordare a se stessi i 67 anni che Mandela ha speso per il suo popolo, per ridare libertà e diritti ai sudafricani.
I fautori dell’iniziativa sperano e invitano caldamente tutti a rendere ogni giorno un Mandela day, quindi un giorno dedicato al bene comune. Per l’occasione, non solo la Tour Eiffel sarà nuovamente illuminata dei colori del Sudafrica dal 15 al 21 luglio, ma il 18 luglio la Kwazulu Natal Philharmonic Orchestra (ensemble sudafricano) terrà un concerto gratuito a Parigi (location non ancora definita al momento della stesura dell’articolo) in onore di Madiba.
Tante altre sono le iniziative in Francia – da Nantes ad Arles, da Strasburgo sino all’isola della Réunion – interamente dedicate alla storia, all’arte e alla cultura variegata della Rainbow Nation, una nazione libera grazie a tutti coloro, in primis a Mandela, che hanno lottato contro l’apartheid, a favore di una società multicolore.
Silvia C. Turrin
L’articolo è on line anche sul sito di Sma Afriche
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[1] La definizione di Rainbow Nation, nazione arcobaleno, è stata coniata dall’arcivescovo Desmond Tutu per descrivere, in sintesi, le caratteristiche del nuovo Sudafrica post-apartheid, basato sull’unione delle differenti comunità sudafricane. L’immagine della nazione arcobaleno avrebbe dovuto evocare “l’alba di un giorno nuovo”.