Ieri, 26 dicembre, molti di noi hanno ricordato il devastante tsunami che ha colpito varie zone dell’Asia nel 2004.
Da Sumatra alla Thailandia, dall’India del sud allo Sri Lanka, quel terribile tsunami fu l’effetto del terremoto di magnitudo 9.3 il cui epicentro è stato individuato nell’Oceano Indiano Orientale. Le coste meridionali dell’Asia vennero investite da muri di acqua alti sino a 20 metri, che provocarono oltre duecentomila morti.
Un’ecatombe che ha sconvolto il mondo intero.
Lo tsunami lasciò dietro di sé morte e distruzione lungo i litorali.
Questo tragico evento racchiude però – dal nostro punto di vista – un grande insegnamento, anzi, più di uno…
Per capirlo occorre spostare lo sguardo dall’approccio antropocentrico a una visione più ampia.
Se il bilancio delle vittime umane fu altissimo, se molti animali perirono (anche dopo lo tsunami a causa della mancanza di cibo), c’è un elemento che rimane, ancora, sorprendente: le popolazioni di elefanti presenti proprio in quegli habitat toccati dalle onde distruttive percepirono l’imminente pericolo prima della catastrofe.
Molti ricercatori è da decenni che si interessano di studiare le capacità straordinarie dei pachidermi; è il caso di Michael Garstang, professore emerito di scienze ambientali presso l’Università della Virginia. Autore del volume “Elephant Sense and Sensibility” (Academic Press, 2015), Garstang analizzò documenti e resoconti relativi ai comportamenti degli elefanti asiatici presenti nelle aree toccate dallo tsunami, evidenziando come alcuni gruppi di loro − impiegati come animali da soma e da sella − avessero manifestato atteggiamenti insoliti…
Tornando allo tsunami del 2004… c’è da ricordare, che proprio alcuni esemplari usati per le escursioni lungo le coste della Thailandia mostrarono un modo di fare insolito, come sottolineato dal prof. Garstang. Dopo essere rientrati dai consueti tour concepiti a uso e consumo dei turisti, gli elefanti vennero, come sempre, legati ai pali conficcati nel terreno. Prima dell’arrivo dello tsunami, alcuni elefanti riuscirono a scardinare i pali e a rompere le catene a cui erano legati, fuggendo nell’entroterra.
Anche in Sri Lanka si osservarono simili comportamenti tra le famiglie di pachidermi. Vi erano elefanti che addirittura piangevano… Interessante notare invece come elefanti con il radio-collare presenti nello Yala National Park non avvertirono il pericolo e non manifestarono anomalie nei loro soliti atteggiamenti (il radio-collare aveva compromesso la loro capacità di intercettare certe minacce?).
Per approfondire queste tematiche, si consiglia il libro: The Elephant’s Secret Sense: The Hidden Life of the Wild Herds of Africa di Caitlin O’Connell.
I ricercatori stanno ancora studiando le straordinarie capacità degli elefanti e la loro sensibilità nel captare vibrazioni che noi, esseri umani, non siamo in grado né di percepire, né di capire. Sembrerebbe che gli elefanti siano in grado di avvertire variazioni a livello magnetico, quindi modificazioni nel campo elettrico terrestre.
Prima che si verifichi un terremoto si presume ci siano perturbazioni nel campo magnetico (come rilevato da George W. Moore nell’articolo “Magnetic disturbances preceding the 1964 Alaska earthquake, in Nature 203″).
Gli elefanti – e presumibilmente altre specie – riescono a sentire proprio queste perturbazioni.
Chi avrà letto l’Articolo sin qui, si domanderà: “Cosa c’entra tutto questo con la Meditazione e la Mindfulness?”.
Per rispondere, inizio con l’evidenziare come tutto sia interrelato. Ci ricordano infatti il Buddhismo e la moderna fisica quantistica che tutti i fenomeni del mondo sono tra loro interdipendenti. Non solo esiste un’interconnessione tra individui, ma anche tra gli esseri umani e la natura. Tutto è uno, tutto è interconnesso.
I comportamenti inconsueti degli elefanti asiatici, i loro pianti, la loro fuga da zone in cui erano incatenati a zone interne, lontane dalla catastrofe dello tsunami del 2004, dovrebbero farci riflettere sul nostro modo di osservare la realtà, sul nostro modo di considerare il mondo, sul nostro modo di vivere…
L’umanità si sta perdendo eccessivamente in una realtà iper-tecnologica e virtuale, e si sta dimenticando che ogni essere umano abita la Madre Terra insieme ad altre creature.
Ricordiamo che Tutto è interrelato, tutto è uno.
La pratica meditativa ci aiuta a essere più consapevoli dell’interconnessione tra noi e la natura. E questa consapevolezza ci mostra in modo vivido la saggezza di Madre Natura.
I comportamenti degli elefanti asiatici ci offrono un altro prezioso insegnamento, ovvero il valore nel considerare l’invisibile.
La fisica quantistica ci ha spiegato che tutto è energia, sulla scia delle conoscenze già in essere da millenni in Asia (dall’Induismo al Buddhismo, al Taoismo).
Ma ancora oggi, rimane diffusa la convinzione che la realtà sia tangibile e misurabile…
Non è così…
Occorre andare oltre i nostri Cinque Sensi e comprendere come le nostre conoscenze siano di fatto circoscritte.
Crediamo di esserci evoluti come specie solo perché abbiamo creato tecnologie prima inesistenti, ma continuiamo a farci la guerra tra di noi proprio come accadeva millenni fa…
Interconnessione, Energia, Dimensione invisibile, Saggezza di Madre natura.
Tra questi ultimi giorni del 2024 e i primi del 2025, vi invito a meditare proprio su queste parole:
- Interconnessione
- Energia
- Dimensione Invisibile
- Saggezza di Madre natura.
Cosa significano per voi?
Quale potere hanno nel plasmare il vostro/nostro modo di vivere e di essere?