Ci sono libri che oltrepassano i confini del tempo e dello spazio, capaci di restituirci la forza creativa e intellettuale anche dopo anni dalla loro pubblicazione. “L’eroe dai mille volti” di Joseph Campbell (1904-1987) fa parte di quei volumi di ricerca divenuti ormai veri e propri Classici.
La prima edizione di The Hero with a Thousand Faces uscì nel 1949 e da allora è stata tradotta in numerose lingue e ri-pubblicata più volte this link.
Nel 2016, la casa editrice Lindau ha riproposto questo testo con una nuova edizione uscita in febbraio. Una scelta lungimirante e da applaudire, poiché tanti lettori italiani si stanno [ri]-appassionando alla storia dei miti riletta in chiave archetipica.
Joseph Campbell, studioso di mitologie comparate, ci ha lasciato in eredità un testo intriso di analisi relative a racconti e mitologie sul mondo degli eroi. Dall’India all’antica Mesopotamia, dalla civiltà Sumera a quella Tolemaica, dalle favole dei fratelli Grimm alle leggende polinesiane, passando per l’epopea di Gilgamesh Campbell ci trasporta in tanti luoghi del mondo e in tanti periodi storici per mostrarci un filo d’oro che ci unisce tutti: quel filo d’oro è il viaggio dell’eroe. È una storia che viene narrata in modi diversi, con mille e più variazioni, ma il viaggio dell’eroe “nasconde” tappe e passaggi che si possono incontrare/individuare in moltissime culture e in ogni epoca storica.
“Monomito” è la parola chiave per comprendere questo testo; il monomito rappresenta la teoria sviluppata da Campbell secondo la quale è possibile tracciare uno schema narrativo ampio e al contempo applicabile a ogni mito.
Leggendo questo corposo libro, ricco di riferimenti antropologici, etnologici, religiosi e storici si entra anche nel ciclo cosmogonico, dalla nascita del mondo sino alla sua distruzione. Questa struttura cosmogonica evidenzia la centralità del mito quale strumento iniziatico e pedagogico: il mito, e anche le favole, possono trasformarsi in maestri capaci di insegnarci molto sulla vita.
La forza e l’attualità di questo libro di Campbell sta anche nell’abilità di intrecciare mito e psicologia, mente e cuore, visibile e invisibile. E questo intreccio lo possiamo trovare nelle tante culture ricordate nelle tappe che caratterizzano il viaggio dell’eroe.
Un altro punto di forza lo troviamo nella “speranza” che pervade il lungo itinerario, tra simboli e miti, sviluppato dal mitologo statunitense: la speranza che l’uomo, inteso in modo ampio come genere umano, possa “crocifiggere” l’io per far risorgere un “io” in grado di dialogare e amare la materia così come l’invisibile, un “io” che inglobi nazioni, popoli, etnie del pianeta.
Come scrive Campbell: «Il sistema per diventare umani è imparare a riconoscere i lineamenti di Dio in tutte le meravigliose espressioni del volto umano». Un concetto in antitesi con nazionalismi, razzismi, etnocentrismi.
Nella fase storica in cui ci troviamo – scandita da perturbazioni economiche e dal ritorno di nuovi fascismi intrisi di xenofobia e populismo (una fase simile a quella che ha portato alla nascita del fascismo e nazismo in Europa agli inizi del Novecento) – la lettura de “L’eroe dai mille volti” ci può aiutare a capire la multidimensionalità del nostro Essere e a costruire ponti culturali e non muri, grazie alla ricchezza mitologica e simbolica insita in ogni popolo. Campbell ci invita a recuperare e rileggere miti e favole per imparare a riconoscere i pericoli e le opportunità che offre l’esistenza.
Silvia C. Turrin