Quella che vi raccontiamo non è solo una notizia legata al mondo della pittura. C’è qualcosa di più, che tocca molte dinamiche e problematiche sociali: i conflitti in Africa, la mancanza in Italia di una seria ed efficace politica per accogliere i rifugiati, e l’arte come strumento per curare le ferite dell’anima e per diffondere messaggi di pace. La storia di René Bokoul racchiude tutto questo. Prima di giungere nel nostro Paese, conduceva un’esistenza piena di creatività.
Sogni infranti dalla guerra
Era nella sua terra, il Congo, e svolgeva con successo e con tanta passione il suo lavoro di pittore. Nato a Brazzaville nel 1973, Leticia Paterne Mahoungou, in arte René Bokoul, ha iniziato a dipingere sin da giovane e all’età di 15 anni è riuscito a entrare come allievo nella prestigiosa scuola di pittura di Poto-Poto, rinomata in tutto il mondo.
Basta dire che è stato proprio ispirandosi ai lavori di questa scuola che Pablo Picasso iniziò a creare i suoi celebri capolavori cubisti. René è considerato dagli esperti d’arte uno dei più grandi pittori viventi africani. Ha vinto l’autorevole Premio Picasso e le sue opere sono state acquistate da personaggi di alto calibro, dall’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan, al re del Marocco Mohammed VI, all’ex presidente della Repubblica francese Jacques Chirac.
A Brazzaville René poteva immaginare uno splendido futuro, per sé e per i suoi allievi che attraverso l’arte speravano di costruire una realtà più ricca dal punto di vista economico, culturale e sociale. La guerra scoppiata negli anni Novanta, che ha coinvolto l’intera Regione dei grandi laghi ha demolito tutte queste speranze.
Rifugiato sì, ma nella povertà e nell’indifferenza
Nel 2006 René Bokoul è stato costretto a lasciare il Congo. È arrivato in Italia e la sua richiesta di ottenere lo status di rifugiato è stata accolta, ma solo da un punto di vista puramente burocratico-formale, perché nei fatti a lui, come del resto a tanti altri rifugiati in Italia, non viene offerto un aiuto concreto: sono lasciati allo sbaraglio di una società che sa essere indifferente e razzista. E così, il grande artista René Bokoul, in una nazione considerata nel mondo un museo a cielo aperto, non ha trovato gli spazi per esprimere il suo genio creativo, è stato lasciato solo e adesso vive in modo drammaticamente disagiato: non ha una casa, non ha un lavoro nonostante la sua competenza e conduce un’esistenza precaria a Torino.
Alcune associazioni, come il Gruppo EveryOne, si stanno impegnando per sensibilizzare l’opinione pubblica e soprattutto le istituzioni a considerare il caso e a far qualcosa di tangibile per ridare dignità a questo artista.
L’arte come forma di rinascita sociale
La Casa delle culture del mondo di Milano ha accolto l’appello organizzando dal 28 maggio al 15 giugno 2011 la straordinaria mostra Visioni dal Continente Dimenticato (curata da Roberto Malini) che raccoglie 40 oli su tela di René Bokoul. Sono lavori ricchi di forme e cromatismi, che raccontano sentimenti di gioia, parlano di amore e di un eden sulla Terra, qui e ora.
René Bokoul invita a immaginare un nuovo mondo in cui l’uomo e la donna convivono con pari dignità, in cui ogni uomo ha gli stessi diritti dei suoi simili, al di là dell’appartenenza religiosa, etnica, nazionale. René Bokoul, nonostante l’indifferenza delle istituzioni italiane e di molti ambienti legati all’arte, non demorde e attraverso la pittura sogna di ricostruire la sua vita in una società in cui i diritti di ogni uomo sono rispettati.
di Silvia C. Turrin – articolo pubblicato anche sul sito di SMA Africa