L’Africa tutta, da molto tempo, sta attraversando un processo di modernizzazione a livello sociale e culturale. Tante le influenze materialistiche e intellettuali provenienti dall’Occidente. Emerge da queste contaminazioni derivanti da altri continenti, un quadro africano complesso, variegato e contradditorio, con opposte e differenti tendenze: in una stessa nazione possono convivere città caotiche, trafficate, con architetture moderne e villaggi sperduti, in cui le tradizioni di un tempo risultano profondamente vive.
È questo per esempio il caso del Mali, dove centri urbani come Bamako coesistono con paesi rurali in cui il tempo sembra essere fermo a decenni fa. Al di là di queste diversità, perdurano in molti luoghi antichi riti, come quelli di iniziazione e quelli propiziatori. Le tradizioni magiche rimangono patrimonio vivo delle comunità e dei popoli che compongono il grande mosaico etnico del Mali. Una delle più affascinanti e al contempo misteriose figure è quella del “guaritore-stregone”, chiamato così perché è sia mago, sia medico: generalmente uomo, è lui che detiene le facoltà di guarigione delle persone del proprio villaggio o comunità. Essendo ancora forti e diffuse le credenze animistiche, il guaritore-stregone attinge proprio da questi atavici saperi per capire l’origine del male che affligge il suo paziente. Cause di malattie possono essere: la collera di una o più divinità per qualche azione di un componente del clan o della famiglia; l’indignazione degli antenati; oppure cause dovute all’ambiente esterno. Il guaritore-stregone o mago-terapeuta ha il compito di trovare proprio l’origine del male che affligge la persona: per questo impiega l’arte divinatoria e al contempo ricorre a rimedi naturali, derivanti dal mondo vegetale, minerale e/o animale.
Gli studiosi occidentali descrivono questo approccio con il termine di etnomedicina, poiché le conoscenze curative sono affiancate con i saperi tradizionali delle varie etnie. Un metodo molto interessante è attuato dall’artista-stregone maliano Yaya Coulibaly, famoso per le sue marionette terapeutiche, attraverso le quali lancia messaggi potenti a chi assiste ai suoi spettacoli. Un’arte, che è un po’ magia, capace di infondere elementi positivi tra coloro che partecipano a queste rappresentazioni fondate sulle tradizioni animistiche.
Altrettanto peculiare è la divinazione con i cauri, cioè piccole conchiglie porcellanee che vengono lanciate dal medico-stregone per guardare nel futuro del suo paziente: in base alla forma, alla posizione, alla distanza delle conchiglie il guaritore tradizionale proclama la sua predizione.
L’interesse verso l’etnomedicina si è ancor più ampliato grazie all’attivazione del Programma Medicina Tradizionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con cui si recuperano e studiano le antiche terapie popolari. Secondo l’OMS circa l’85% della popolazione africana ricorre alla medicina tradizionale, perché più accessibile, soprattutto dal punto di vista economico. In Mali è stato fondato dal dott. Piero Coppo il Centro di Medicina Tradizionale di Bandiagara, che studia e protegge le conoscenze legate agli aspetti simbolici della cultura e l’arte di guaritori.
La falesia di Bandiagara – imponente zona rocciosa lunga 250 km – è il luogo per antonomasia dei villaggi Dogon, popolo che affascina ancora studiosi e viaggiatori per le antichissime conoscenze e pratiche animistiche. Colui che è guaritore-stregone viene chiamato hogon, capo spirituale del villaggio Dogon, depositario delle più ataviche conoscenze di questo popolo (tema che approfondiremo in un prossimo articolo).
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