Mancano cinque giorni, qualche ora e qualche secondo (nel momento in cui scriviamo l’articolo) all’uscita in Sudafrica della prima dell’attesissimo film Long walk to freedom. Un evento straordinario, perché finalmente la toccante, coinvolgente autobiografia di Nelson Mandela viene trasposta in video grazie alla perseveranza del produttore Anant Singh. Il progetto di realizzare una pellicola sulla vita di uomo che ha cambiato radicalmente e ha fatto la Storia non solo del Sudafrica era da tempo nell’aria. Anant Singh ci pensava da parecchi anni, sin dall’epoca in cui Mandela era ancora rinchiuso in cella. Il produttore Singh, sudafricano di chiare origini asiatiche, aveva iniziato ad abbozzare i contenuti del film grazie a uno scambio di lettere con Madiba: chissà quante parole, frasi saranno state censurate? O forse no… Forse la guardia carceraria, James Gregory, diventata poi benevolo verso Mandela, sino a diventarne amico, era riuscito a impedire quella censura che imperversava nel Sudafrica dell’apartheid.
Da quella corrispondenza tra Singh e “il rivoluzionario” Mandela è nato un embrione di progetto per un film che tanti avrebbero voluto girare, ma che solo un produttore sensibile e impegnato come Singh era all’altezza del compito: lo dimostrano altri lungometraggi da lui prodotti, tutti incentrati sulla resistenza anti-apartheid, tra cui Cry, the Beloved Country (basato sulla nota novella di Alan Paton in cui denuncia il sistema razzista). Naturale che Mandela abbia concesso i diritti di utilizzo di Long walk to freedom a un sudafricano impegnato come Anant Singh. Anche da quelle lettere si legge la grandezza di Mandela, uomo politico di altissimo profilo, che chiedeva a Singh: “Davvero la gente vorrà vedere un film sulla mia vita?”. Madiba porgeva questa domanda dimostrando un’infinita umiltà: caratteristica della sua personalità che ha contraddistinto nel passato e che contraddistingue nel presente una sparuta schiera di politici (donne e uomini). Certo che la gente vuole vedere un film sulla sua vita! Questo per tante ragioni: perché è doveroso riprendere e rivalorizzare le gesta di un uomo che ha compiuto enormi sacrifici per ridare la libertà al suo popolo e alla sua terra; perché le nuove generazioni, forse distratte da troppa tecnologia (web, cellulari, playstation ecc.), non conoscono l’importante figura di Mandela, colui che è stato rinchiuso in una minuscola cella per ben 27 anni, ed è altrettanto doveroso educare i giovani consegnando loro figure positive, come Madiba, che ha lanciato al mondo alti principi e valori, dall’antirazzismo al coraggio, dalla forza di un’ideale alla capacità di agire concretamente a favore di quell’ideale, alla perseveranza che ha permesso di far crollare il regime dittatoriale separatista razzista sostenuto (in modo più o meno occultato) da tanti governi occidentali (Gran Bretagna e Stati Uniti in testa).
È doveroso mettere in primo piano – anche attraverso un film – una figura così rilevante dal punto di vista storico e umano come quella di Nelson Mandela per ricordare all’opinione pubblica mondiale che “cambiare si può”, che mai nulla è permanente e che lo status quo di un sistema politico corrotto e illiberale può mutare, grazie alla forza di un’idea. Rileggendo la sua autobiografia Lungo cammino verso la libertà (edita in italiano dalla Feltrinelli), si entra in una realtà estremamente dura, cruenta, fondata su assurde disuguaglianze ispirate dalla convinzione che i bianchi fossero migliori dei neri, perché ritenuti il popolo eletto da Dio per ricreare il paradiso sulla terra, in questo caso la terra del Sudafrica. La religione, interi passi della Bibbia furono deformati, totalmente reinterpretati in chiave razzista per tentare di giustificare l’impianto separatista che la piccola elite bianca afrikaner (di origine boera) e in minoranza inglese era interessata a edificare per motivazioni non solo ideologiche, ma anche economiche. Rileggere questa autobiografia fa bene al cuore e alla mente. Ci fa ricordare che l’individualismo non porta da nessuna parte, e che solo un gruppo di persone umili, preparate, libere, incorruttibili e lungimiranti può abbattere una dittatura, può modificare la realtà!
Ecco perché non può che essere accolto positivamente il film di Anant Singh, perché racconta la vita in un uomo nato in Sudafrica, che ha lasciato la sua comunità natia Xhosa e l’immenso veld – la splendida pianura di questa meravigliosa terra – per studiare da avvocato a Johannesburg, per poi scoprire che non era affatto libero nella sua stessa patria! Combattere per la libertà divenne dunque la sua urgenza, la priorità nella sua esistenza: un sogno che, dopo secoli di colonizzazione, trasformatisi in segregazione razziale prima e apartheid poi, è divenuto realtà con la dissoluzione delle catene dell’oppressione in Sudafrica.
Sebbene questa nazione arcobaleno stia vivendo una situazione sociale contraddittoria, caratterizzata da disuguaglianze e da numerosi problemi economici, rimane un paese straordinario, con infinite possibilità, grazie al melting pot culturale che lo caratterizza. Mandela, sempre in gravi condizioni cliniche, non ancora (o non più?) in grado di parlare, sembra essere lui al capezzale di un malato: il vero malato è il suo popolo e l’opinione pubblica internazionale, perché l’umanità intera non ha ancora capito e imparato che per creare una società più giusta e migliore bisogna vivere pensando al bene comune, non all’interesse di pochi “eletti”.
Silvia C. Turrin
L’articolo è on line anche sul sito SMA Afriche
Il Trailer ufficiale del film Long walk to freedom:
Nota:
Il film Long walk to freedom uscirà in Italia solo nel gennaio 2014. Nelson Mandela è interpretato dall’attore inglese Idris Elba. Nella soundtrack figura anche la canzone degli U2 Ordinary Love
Altre pellicole uscite anche Italia in cui si racconta parte della vita di Mandela:
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Invictus – L’invincibile: adattamento cinematografico del romanzo Playing the Enemy: Nelson Mandela and the Game that Made a Nation (Ama il tuo nemico) di John Carlin, ispirato alla situazione in Sudafrica poco tempo dopo l’insediamento di Nelson Mandela come primo Presidente nero della nazione liberata dal giogo dell’apartheid e al ruolo più o meno indiretto che Madiba ebbe in occasione della Coppa del Mondo di rugby del 1995.
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Goodbye Bafana – Il colore della libertà: ottima pellicola che descrive il rapporto tra Nelson Mandela e la sua guardia carceraria James Gregory a Robben Island prima, nelle prigioni di Pollsmoor e di Victor Verster poi. Anche questo film è tratto da un libro, Goodbye Bafana scritto dallo stesso Gregory. Interessante il cambiamento di mentalità e di opinione della guardia carceraria nei confronti di Mandela, reso possibile dalla diretta conoscenza del leader della resistenza anti-apartheid rinchiuso a Robben Island.
Altre pellicole recenti sulla storia del Sudafrica:
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In My Country, film basato sulle memorie di Antjie Krog (Terra del mio sangue) e sulle vicende legate ai giorni commoventi, difficili scanditi dalle udienze della Commissione per la Verità e la Riconciliazione.
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Cry Freedom – Grido di Libertà: la storia dell’amicizia del giornalista liberal bianco Donald Woods e dell’attivista nero Stephen Biko, ideologo principale del Movimento della Consapevolezza Nera (Black Consciousness Movement). Un film in cui il regista Richard Attenborough descrive con acume e serietà il razzismo nel Sudafrica degli anni Settanta, Ottanta (riferimenti alla distruzione di case nelle township, alle deportazioni forzate dei neri, alla rivolta di Soweto).