Articoli Libri Verso oriente Yoga e Meditazione

Libri per un dialogo tra Oriente e Occidente

I Pellicani” è tra le Collane della Lindau. In essa troviamo testi incentrati su dialoghi spirituali e filosofici, che analizzano il mondo postmoderno per il tramite di maestri e pensatori autorevoli. Tra questi vogliamo segnalare tre volumi da leggere e ri-leggere per la loro profondità e per le riflessioni che ci offrono.

La Zattera non è la Riva libro LindauIl primo è La Zattera non è la Riva, un dialogo straordinario tra due importanti figure del mondo religioso contemporaneo: Daniel Berrigan (9 maggio 1921 – 30 aprile 2016), sacerdote statunitense, nonché poeta, definito dal New York Times “il prete che predicò il pacifismo”e, più noto in Italia, Thich Nhat Hanh (11 ottobre 1926 – 22 gennaio 2022), monaco buddhista e maestro zen vietnamita.  

Il volume, pubblicato decenni or sono, risulta ancora attualissimo e rappresenta una visione lucida, al contempo poetica, delle dinamiche politiche, culturali e religiose che caratterizzano il nostro “villaggio globale”.

Daniel Berrigan e Thich Nhat Hanh s’incontrarono a Parigi, nel lontano 1974.

Thich Nhat Hanh si trovava in Francia (che poi sarebbe diventata la sua “casa” con la realizzazione del centro buddhista Village des Pruniers o, in inglese, Plum Village) con altri esiliati vietnamiti e insieme portavano avanti la loro pacifica ma ferma testimonianza di pace.

Daniel Berrigan, all’epoca molto noto per le sue posizioni antimilitariste, fu invitato a Parigi proprio da Thich Nhat Hanh. I dialoghi che i due maestri ebbero allora furono registrati su cassetta, per poi essere pubblicati per la prima volta in un libro nel 1975. Dopo 40 anni la loro testimonianza è stata giustamente riproposta e ripubblicata anche in Italia dalla Lindau.

La Zattera non è la Riva dovrebbe essere uno di quei libri che tutti, di qualunque fede e background culturale-etnico dovrebbero leggere, poiché il dialogo rivela una straordinaria capacità di analizzare una certo periodo storico da una prospettiva, che oggi più di allora, appare universale, priva di dogmi e preconcetti. Ci si può chiedere come sia possibile intraprendere un dialogo negli anni ’70 e sentirlo attuale. Basta leggere il libro per rendersene conto.

I 9 Capitoli tratteggiano varie questioni tuttora profondamente aperte e ancora fortemente dibattute, come i rapporti tra Israele e la Palestina, la guerra e la pace, il dibattito ecumenico, i meccanismi di propaganda e di controllo perpetrati dalle élite al potere.

Sullo sfondo di quel dialogo c’era il dramma della guerra in Vietnam.

Fu questo conflitto a creare un legame tra Thich Nhat Hanh e Daniel Berrigan.

Il primo, com’è noto, cercò di fermare la guerra nel suo paese natio attraverso la forza pacifica del buddhismo. Insieme ad altri monaci e monache, Thich Nhat Hanh portò il suo messaggio e il suo aiuto fuori dalle mura dei monasteri: offrì sostegno e cure ai vietnamiti che subivano le atrocità della guerra. Offrì un aiuto concreto, tangibile, e riuscì ad alleviare le tragedie anche per il tramite delle sue poesie. Nel 1966 si recò negli Stati Uniti per chiedere al governo di Washington un cambio di politica a favore del cessate il fuoco. Quel viaggio gli costò l’esilio, poiché gli fu impedito di rientrare in Vietnam.

Anche Daniel Berrigan contrastò pacificamente la guerra in Vietnam, ispirandosi a ciò che aveva fatto decenni prima Gandhi, in Sudafrica, quando bruciò i pass, andando così contro le leggi segregazioniste e razziste dell’epoca.

Daniel Berrigan arrestato
Daniel Berrigan arrestato nel 1968 per aver bruciato i documenti di chiamata alle armi per la guerra in Vietnam – foto www.dailykos.com

Berrigan, insieme a suo fratello e ad altri sette cattolici a Catonsville, nel Maryland, bruciò i documenti di chiamata alle armi e per questo venne arrestato.

È divenuta celebre un’immagine che lo ritrae con il colletto clericale, l’abito nero e le manette, circondato da poliziotti federali, mentre fa il segno della pace con i polsi ammanettati.

Quello fu un atto di protesta coraggioso che ebbe molta risonanza negli Stati Uniti. Fu anche grazie a quel gesto che si iniziò a mettere in discussione la guerra in Vietnam.

La Zattera non è la Riva è un libro che inneggia alla vita, e non alla morte, che inneggia alla pace e non alla guerra.

È un libro pieno di coraggio che invita al confronto e al dialogo.

È interessante, per esempio, ciò che ricorda Thich Nhat Hanh a proposito del Vietnam.

«Ricordo la volta in cui venne distrutto un villaggio. Qualcuno disse: “Dovevamo distruggerlo per salvarlo”. E mentre bombardavano il Vietnam del Nord, a Washington si parlava della possibilità di aiutare a ricostruire se il Vietnam avesse accettato certe condizioni».

Una riflessione che si rivela tragicamente attuale anche in quest’epoca, tormentata dalla guerra in Siria, e dai conflitti ancora più o meno latenti tra Israele e Palestina, in Iraq, Afghanistan e in altre parti del pianeta. Dopo la guerra c’è sempre la ricostruzione e questa nasconde enormi interessi politico-economici e geostrategici.

Ogni pagina del libro è motivo di profonde riflessioni.

Daniel Berrigan, per esempio, riporta una frase emblematica del rabbino Heschel:

Il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza”.

Guardando al presente, mai come nel nuovo millennio l’indifferenza appare uno dei mali contemporanei. Oltre l’indifferenza c’è la rivalità, il conflitto non solo fra nazioni, ma anche fra gruppi sociali, fra individui che si ritengono separati e in concorrenza, quando invece subiscono la stessa propaganda e vivono gli stessi problemi.

Come sottolinea Thich Nhat Hanh:

«Immagina un povero contadino buddhista e un povero contadino cattolico che si scontrano e hanno paura l’uno dell’altro. Non sono affatto veri nemici. Sono entrambi vittime. Dovrebbero stare dalla stessa parte, ma la propaganda li divide in due schieramenti opposti. È una situazione molto difficile».

La Zattera non è la Riva è uno di quei testi che vanno oltre le flebili concezioni del tempo e dello spazio e che guardano all’umanità nel suo complesso, tratteggiando le zone d’ombra e di luce. L’intento è nobile: dialogare per costruire un mondo di pace.

All’interno della Collana “I Pellicani” segnaliamo anche i seguenti volumi:

Il taoismo. La via è la meta scritto da Alan W. Watts, scrittore e artefice di un ponte culturale tra Occidente e Oriente. Il volume raccoglie alcune lezioni tenute dall’Autore tra il 1968 e il 1973 (anno del suo decesso) durante seminari a cui partecipavano tantissime persone.

L’altro volume è un classico DaoDeJing. La preziosa Raccolta della Via e della Qualità  (a cura di Paolo Giammarroni). Un testo attribuito a Laozi, ovvero Lao Tzu considerato il fondatore del taoismo che, secondo la tradizione, sarebbe vissuto nel VI sec a.C.

Il DaoDeJing è un testo che ha conosciuto una vasta eco in tutto il mondo, rimanendo pur tuttavia ancora enigmatico, come il suo autore leggendario, Laozi. Un’opera che vanta quasi un migliaio di commentari, una miriade di traduzioni e una letteratura critica sconfinata.

Buone letture!

Silvia C. Turrin

Potrebbe piacerti...