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Nepal fra terra e cielo

Gli appassionati di trekking sono stati tra i primi ad aiutare – in loco o a distanza tramite raccolte fondi – la popolazione nepalese colpita dai sismi del 2015.

Ben due volte l’anno scorso, nel giro di nemmeno un mese, il Nepal ha subìto due forti scosse di terremoto, la prima di magnitudo 7.9 della Scala Richter il 25 aprile 2015, la seconda di magnitudo 7.4 della Scala Richter il 12 maggio. La zona maggiormente colpita è quella tra Kathmandu e Pokhara. Tra le vittime anche alcuni trekker. Sebbene sia difficile stabilire l’esatto numero, quasi 9000 persone sono decedute, mentre altre migliaia (16mila secondo i dati delle Nazioni Unite) sono rimaste ferite o costrette a spostarsi dal proprio villaggio.

Una vera catastrofe.

Eppure, dopo un anno, malgrado l’inefficienza governativa, la crisi economico-diplomatica tra Nepal e India e gli ostacoli burocratici, le zone colpite vengono progressivamente ricostruite.

nepal-fra-terra-e-cieloIl libro Nepal fra terra e cielo uscito proprio nel 2015 celebra questa meravigliosa terra. Lo fa attraverso il racconto sviscerato con passione dall’alpinista Danilo di Gangi. In questo racconto il lettore viene accompagnato con grande maestria nel cuore di un Paese intriso ancora di una profonda spiritualità.

In ogni anfratto possiamo infatti incontrare espressioni delle diverse filosofie e fedi religiose che qui convivono ancora in armonia: dal buddhismo all’induismo, dal tantrismo all’antica corrente sciamanica bön.

Danilo di Gangi, insegnante, scrittore, nonché appassionato di alpinismo e di culture orientali, descrive il Nepal per il tramite dei trekking e ascese da lui compiuti nel corso di vari anni.

L’itinerario parte dal mitico Mustang, un tempo chiamato Lo-Monthang, sino a pochi decenni fa un territorio chiuso e isolato, invalicabile per la maggior parte degli occidentali. Leggendo il libro si scopre come questo piccolo regno, ormai annesso al Nepal, abbia fornito riparo alla resistenza tibetana, cioè ai guerriglieri Khampa, tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Danilo di Gangi ripercorre un capitolo della storia del Tibet spesso taciuto, ma che è rivelatore di come le sorti di uno Stato possano dipendere dalle scelte e dalle decisioni di altre nazioni.

bandiere tibetane

In questo caso, come si evince dalla sintesi storica rielaborata dall’Autore, il Tibet, dopo l’invasione cinese e l’esilio forzato del Dalai Lama in India, si trovò nel bel mezzo dello scacchiere della Guerra Fredda, in balia di servizi segreti, di promesse politiche sibilline e di interessi geo-strategici che indebolirono e, infine, annullarono il sogno di un Tibet nuovamente libero.

Il racconto storico è inframmezzato dal trekking compiuto dall’Autore nella valle e lungo i sentieri, spesso impervi, del Mustang.

La narrazione prosegue poi con un itinerario faticoso, poco battuto e solo per esperti camminatori, lungo la valle dell’Everest, che prevede la traversata di tre passi. Un percorso dominato da vette imponenti, tra cui il Taboche (6542 metri), il Cho Oyu (8021 metri), il Cholatse (6440 metri), l’Ama Dablam (6856 metri) e il Chomolungma (8848 metri), noto ai più col nome di Everest.

Segue l’itinerario nella valle dell’Annapurna.

annapurna

Accanto alla descrizione dell’impegnativo trekking ci immergiamo nel profondo misticismo, nelle leggende e nelle tradizioni locali. Esplorare luoghi come questi significa infatti comprendere la forza di Madre Natura, la potenza dei 4 elementi, il rapporto tra terra-e-cielo e tra essere umano-e-spirito. In questo libro si percepisce il profondo rispetto dell’Autore verso le imponenti cime, verso i culti degli abitanti del posto, verso un modus vivendi in profonda simbiosi con una natura al contempo creatrice e distruttrice, come sintetizza perfettamente la divinità simbolica di Shiva.

Danilo di Gangi ci descrive anche un ambiente ecologico sempre più fragile, per effetto del turismo di massa, ormai alle porte anche in alcune zone un tempo remote, a causa di progetti di viabilità che rischiano però di destrutturare gli stili di vita delle popolazioni locali.

Nepal fra terra e cielo non è dunque solo un racconto di viaggio, poiché troviamo descrizioni storiche, analisi antropologiche e sociologiche. È un libro che si immerge completamente nel mosaico di popoli e fedi di un territorio che oltrepassa le frontiere artificiali stabilite su carta nei trattati.

Infine, il Nepal – ci ricorda di frequente l’Autore – è la terra degli Sherpa, coloro venuti da Oriente (il loro nome, in lingua tibetana, significa “gente dell’Est”) indispensabili per chiunque si voglia cimentare in un trekking nella zona Himalayana. Senza di loro la prima scalata all’Everest non sarebbe stata possibile negli anni Cinquanta (Edmund Hillary era accompagnato, o meglio, guidato dal nepalese Tenzing Norgay). E anche gli attuali trekker e alpinisti ringraziano sempre questo popolo originario del “tetto del mondo”, senza i quali non ci sarebbero portatori, né esperti conoscitori di certe aree ancora sconosciute ai più.

Danilo di Gangi non poteva quindi non raccontare il suo speciale rapporto con Ngima Dawa Tamang, colui che lo ha accompagnato per questi suoi “pellegrinaggi” in terra nepalese. A lui e alla sua famiglia è dedicato il libro Nepal fra terra e cielo. Vale proprio la pena leggerlo, anche per scoprire la storia toccante, a tratti drammatica, a tratti straordinaria, di Ngima Dawa Tamang, vivo “miracolosamente” forse anche grazie alla potenza evocativa del mantra di Padmasambhava

Silvia C. Turrin

Nepal fra terra e cielo
Danilo di Gangi
Il Ciliegio Edizioni
2015

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