E’ un periodo molto difficile per l’Italia a livello politico, economico e sociale (dalle enormi e profonde difficoltà vissute dagli abitanti del centro-Italia alla crisi d’identità di tutte le forze politiche). Tra i miei appunti ho ritrovato questo scritto di Serge Latouche, noto sociologo francese, attento alle diseguaglianze globali e tra i pionieri della decrescita. Uno scritto da condividere che merita un’attenta riflessione, tratto dal volume Decolonizzare l’immaginario (EMI, 2004).
Cancellare l’immaginario sviluppista e decolonizzare le menti
Di fronte a una globalizzazione che rappresenta il trionfo planetario del tutto-è-mercato, bisogna concepire e promuovere una società nella quale i valori economici smettano di essere centrali (o unici). L’economia deve essere rimessa al suo posto come semplice mezzo della vita umana e non come fine ultimo. Bisogna rinunciare a questa corsa folle verso consumi sempre crescenti. Ciò non è solamente necessario per evitare la distruzione definitiva delle condizioni di vita sulla Terra, ma anche e soprattutto per far uscire l’umanità dalla miseria psichica e morale.
Si tratta di una vera e propria decolonizzazione del nostro immaginario e di una diseconomizzazione delle menti, necessarie per cambiare veramente il mondo prima che il degrado dell’ambiente e della società ci condanni al dolore. Bisogna iniziare a vedere le cose altrimenti perché possano divenire altre, per concepire soluzioni veramente originali e innovatrici. Si tratta di mettere al centro della nostra vita significati e ragioni d’essere diversi dall’espansione della produzione e del consumo.
La parola d’ordine della rete è dunque “resistenza e dissidenza”. Resistenza e dissidenza con la testa, ma anche con i piedi. Resistenza e dissidenza come attitudine mentale di rifiuto e come igiene di vita. Resistenza e dissidenza come attitudine concreta per tutte le forme di auto-organizzazione alternativa. Ciò significa partecipare alla concezione e alla creazione di società conviviali. Ma questo implica in primo luogo il rifiuto della complicità e della collaborazione con questa impresa di lavaggio del cervello e di distruzione planetaria che costituisce l’ideologia dello sviluppo.
Continua tra le pagine del libro “Decolonizzare l’immaginario”