Sul numero di marzo di Missioni Consolata tra i tanti articoli trovate anche il mio scritto intitolato “Dal Buddhismo Theravāda Alla Mindfulness Immaginale” in cui parlo, come suggerisce il titolo, di Buddhismo, della tradizione dei monaci della foresta e di Mindfulness con numerosi riferimenti al libro edito da Mediterranee “Mindfulness Immaginale”
Eccone un breve estratto:
Le varie correnti buddhiste hanno inoltre in comune cinque importanti precetti a cui ogni monaco o anche buddhista laico deve conformarsi. Queste regole sono: astenersi dall’uccidere o danneggiare qualunque creatura vivente; astenersi dal prendere ciò che non ci è stato dato; astenersi da una condotta sessuale irresponsabile; astenersi da un linguaggio falso o offensivo; astenersi dall’assumere bevande alcoliche e droghe. Queste sono le norme “base” di un cammino lungo, che permette al praticante di andare oltre la sofferenza.
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La corrente Theravāda e gli eremitaggi della foresta
Il buddhismo Theravāda, conosciuto anche come scuola buddhista meridionale o Hīnayāna (del piccolo veicolo), è presente in Sri Lanka, Laos, Cambogia, Birmania e Thailandia. Theravāda è una parola pali che significa «Dottrina dei più anziani dell’Ordine» o «Via degli Anziani», un nome derivante dalla stretta aderenza all’insegnamento originale e alle regole di vita monastica che il Buddha ha trasmesso. Nella dottrina Theravāda è fondamentale il concetto di liberazione del singolo dall’eterno ciclo di morte e rinascita: ciò significa che è l’individuo stesso, una volta comprese le cause della sofferenza come il desiderio, l’ignoranza (intesa come non conoscenza della realtà) e gli attaccamenti, a dover agire compiendo azioni virtuose per raggiungere il nirvana. La corrente Theravāda è caratterizzata al suo interno da una tradizione ancor più rigorosa, che è quella dei monaci della foresta.
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