Il nome di questa giovane donna keniana è strettamente intrecciato alle azioni ecologiste che si muovono attorno al Lago Turkana. Ikal Angelei, nata a Kitale, cittadina situata nella provincia della Rift Valley, è da anni impegnata a organizzare azioni per contrastare la costruzione dell’imponente diga Gibe 3. Un progetto da diverso tempo contestato in Kenya, in Africa e in varie zone del globo per l’impatto non solo ambientale.
A difesa del lago Turkana
Il lago Turkana fa parte dei siti Patrimonio dell’Umanità, uno dei tanti luoghi al mondo che l’UNESCO cerca di proteggere. Si tratta di un bacino d’acqua particolare, dove sono stati rinvenuti tra i più antichi fossili umani, risalenti a circa due milioni di anni fa. Il lago Turkana ospita inoltre una ricca biodiversità, caratterizzata da ippopotami, coccodrilli e varie specie di pesci. È un habitat unico nel suo genere, in cui vivono da secoli popolazioni autoctone abituate ancora a seguire i cicli della natura e delle stagioni. Negli ultimi decenni, questo ecosistema è cambiato a causa di vari fattori.
Cambiamenti climatici, progetti di irrigazione, pesca intensiva sono quelli che hanno impattato di più sul sito. I livelli d’acqua del lago Turkana sono diminuiti, destabilizzando così anche la vita di tante popolazioni. Le piogge sono sempre più scarse, mentre i periodi di siccità sono sempre più frequenti. Questi fenomeni, uniti all’aumento delle temperature nella zona del lago Turkana, fanno sì che questo bacino idrico si stia riducendo. La scarsità d’acqua provoca contrasti tra i pastori e allevatori. Ad aggravare le conseguenze dei cambiamenti climatici in atto si è aggiunta la costruzione, da parte dell’Etiopia, della diga Gibe 3, la quarta più grande al mondo.
Un premio meritato
Nel 2008, di fronte a tutto ciò, per proteggere il lago e i suoi abitanti, Ikal Angelei ha fondato l’associazione Friends of Lake Turkana (FoLT), non solo per sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche per sviluppare azioni volte a tutelare un ecosistema straordinario. Per il suo modo di agire Ikal Angelei è stata paragonata a un’altra donna keniana ambientalista, Wangari Maathai, Nobel per la Pace. Ikal Angelei ha cercato di informare, educare, coinvolgere le popolazioni locali per contrastare il progetto di creazione di Gibe 3. Anche il Parlamento keniano l’ha sostenuta e persino l’UNESCO ha promulgato una specifica risoluzione che condanna fermamente la costruzione della diga. Ikal Angelei, proprio per il suo impegno nella salvaguardia degli ecosistemi keniani, è stata insignita nel 2012 del Goldman Environmental Prize. L’onorificenza sottolinea l’importanza delle iniziative e delle azioni concrete avviate da Ikal Angelei volte a opporsi sia alla realizzazione della colossale diga Gibe III, sia alla canalizzazione del lago Turkana, tra Kenya ed Etiopia.
Una diga criticata da tutti, tranne che da Etiopia e Italia
Malgrado gli sforzi di Ikal Angelei e le critiche provenienti da più parti, Gibe 3 è stata costruita. Fortemente voluta dall’Etiopia, questa diga davvero poco eco-sostenibile è stata realizzata dal gruppo italiano Salini-Impregilo. Inaugurata in pompa magna, Gibe 3 – secondo l’azienda italiana che l’ha costruita – genererà fino a 6.500 Gwh annui, aumentando la produzione di energia in Etiopia di oltre l’80%. Bisogna poi ricordare che olre a Gibe 3, il gruppo Salini-Impregilo ha realizzato altri impianti idroelettrici in Etiopia, Gibe 1 e Gibe 2, per sviluppare il cosiddetto Grand Ethiopian Renaissance Dam.
Per riempire il bacino di Gibe 3, ricorda Survival International “sono state fermate per sempre le esondazioni naturali del fiume Omo, da cui dipendono la straordinaria biodiversità del territorio e la sicurezza alimentare di almeno 100mila indigeni in Etiopia e di circa 300mila indigeni attorno al lago Turkana in Kenia”. Survival International da anni denuncia le ripercussioni della diga sulla vita di tanti popoli prima autosufficienti, come i Mursi, i Bodi, i Kwegu, i Kara, i Nyangatom e i Dassanach sul fronte etiope, e i Turkana, gli Elmolo, i Gabbra, i Rendille e i Samburu in Kenia. “A partire dal 2011 molte comunità etiopi hanno perso l’accesso ai loro territori, da cui sono stati sfrattati a forza dal governo senza esser state nemmeno consultate preventivamente, come previsto per legge”, ha sottolineato il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni. Ikal Angelei non si arrende. Il lago Turkana e i popoli che vivono attorno ad esso hanno bisogno più che mai di persone come questa giovane donna ambientalista.
Silvia C. Turrin
Foto: leaders-afrique.com; blog.tracks4africa.co.za; file.ejatlas.org.
L’articolo è on line anche sul sito SMA Africa.