Da un lato, si può considerare la musica come un canale che muta emozioni e stati d’animo. Un umore negativo può essere traslato in positivo ascoltando particolari vibrazioni sonore, che toccano parti profonde del proprio sé. A questo proposito riecheggia la famosa frase di Ravel: “Sento che la musica deve toccare le emozioni prima, e l’intelletto poi”.
L’altra dimensione della musica è quella più prettamente terapeutica: per esempio, certi ritmi o strutture armoniche possono venire utilizzate come “medium” efficaci per sciogliere alcuni blocchi emozionali (utilizzando per esempio il metodo del dialogo sonoro).
Abbiamo affrontato queste due prospettive legate alla musica (aspetto terapeutico e aspetto emozionale) con Arturo Stalteri, persona poliedrica che veste tranquillamente i panni dell’autore, dell’interprete, del pianista e del conduttore radiofonico. La sua voce si può ascoltare attraverso le frequenze di Rai Radio 3, grazie a programmi quali “Primo movimento” e “Il concerto del mattino”. Come interprete lo abbiamo apprezzato per le sue rivisitazioni di lavori firmati da grandi nomi della musica contemporanea: da Philip Glass a Ryuichi Sakamoto, passando per Brian Eno, pioniere del filone ambient e glam-rock, di cui ha riletto in chiave romantico-melodica brani come “Another Green World” e “Here Come the Warm Jets”. Arturo Stalteri, che ha iniziato a suonare il pianoforte a sei anni, oltre a essere uno stimato interprete di compositori classici (Debussy, Satie, e Bach), è lui stesso autore di progetti artistici originali e non banali. Ricordiamo Andrè Sulla Luna (1979), …e il Pavone parlò alla Luna (1987), Syriarise (edito da Materiali Sonori). Più di recente Arturo Stalteri ha prodotto Flowers 2 (Felmay Records), dove spazia da Chopin a Schubert, dai King Crimson ai Sigur Ros, destrutturando le versioni originali con una visione musicale molto soggettiva e inattesa.
«Quando un musicista compone musica – racconta il pianista romano – non può immaginare quali saranno gli effetti. La musica dovrebbe essere un’espressione artistica generata per manifestare certe esigenze, certi stati d’animo interiori. Alcuni artisti lo fanno come interpreti, altri sono autori, altri ancora indossano entrambi i ruoli come nel mio caso. Creo la mia musica, ma al contempo reinterpreto, rileggo in modo soggettivo altre composizioni».
La musica è per lui multiforme; è un linguaggio complesso e semplice al tempo stesso, che si presta a essere forgiato. Ma l’artista non può sapere dove il suo lavoro lo porterà e come gli ascoltatori leggeranno le sue composizioni.
«La musica crea varie suggestioni. Può trasformarsi a volte in “terapia”. Per esempio, la mia versione di “Merry Christmas Mr Lawrence” di Sakamoto è usata in alcuni ospedali per aiutare le partorienti a tranquillizzarsi. Dicono che è un pezzo che rilassa. Anche Brian Eno mi aveva parlato di un effetto simile, a proposito del suo lavoro intitolato Discreet Music, realizzato nella metà degli anni Settanta. Mi diceva che i suoni di questo progetto, antesignano del genere ambient, favoriscono il rilassamento e aiutano a rallentare la respirazione. Avevo incontrato Eno in occasione del mio cd ispirato alla sua musica. In quella occasione mi ha esposto la genesi di Discreet Music: un disco giocato solo su due frasi di sintetizzatori. Lasciava che le due frasi si combinassero tra loro. Si creavano due anelli che si amalgamavano in maniera del tutto casuale. A lui interessava vedere cosa sarebbe successo senza un suo intervento».
Per Arturo Stalteri la musica è questo: è un’arte che può avere un ruolo positivo, ma anche negativo, sul piano emozionale e mentale.
«Da un punto di vista prettamente terapeutico, non credo la musica sia in grado di guarire delle patologie. Però ritengo che possa influenzare gli stati d’animo, le sensazioni interiori. Si dice che il rock sia musica disturbante. Io invece l’ho sempre amato. Ho cominciato con la classica a sei anni, poi ho conosciuto i Rolling Stone a dieci. Sono i due lati opposti della musica. I Rolling li amo ancora adesso. Sono convinto che la musica possa creare un equilibrio, come quella di Mozart».
Rock e classica, musica contemporanea e nuovi suoni. Questa combinazione di generi dà forma a quel senso di equilibrio di cui parla Arturo Stalteri. Lui stesso non interpone barriere ai generi, proprio perché fanno parte dello stesso linguaggio, della stessa espressione generata dall’essere umano che è la musica. Spaziare da Chopin ai Sigur Ros significa avere una mente aperta, capace di sperimentare e di dialogare con le note, senza preconcette chiusure, che limitano la creatività.
Silvia C. Turrin
L’articolo è uscito per il sito di Amadeus